Il cerotto salvifico di Giuseppe Mussari
di Augusto Mattioli
SIENA. Si dicono soddisfatti i legali di Giuseppe Mussari, assolto nel processo sulla cessione del marchio del Siena Calcio. Il loro cliente non ha fatto irregolarità, secondo il tribunale.
Certo i commenti sui social di chi non ha seguito il processo non sono stati benevoli con l’ex presidente di Mps, che ammise pubblicamente che “fare il banchiere non è il mio mestiere”, arrivando comunque alla presidenza dell’associazione delle banche italiane, l’Abi. Commenti che in ogni caso non fanno distinzioni tra un processo dal quale si può uscire assolti e la vicenda della crisi complessiva della fu “nostra” banca.
Crisi per la quale Mussari e tutti quelli che gli erano accanto quando era alla presidenza hanno pesanti responsabilità politiche. Che nessuno finora si è assunto riguardo all’operazione di acquisizione di banca Antonveneta. Allora i commenti della maggioranza delle forze politiche ed economiche furono favorevoli con pochissime voci contrarie.
Più volte abbiamo scritto che Mussari dovrebbe spiegare per chi ha giocato, così come dovrebbe fare chi lo ha assecondato a Siena e fuori. Ma risposte non ce ne sono state e non arriveranno. Ne siamo consapevoli. E non ci illudiamo.
Mussari terrà la bocca chiusa come quando, da giovane universitario, protestava – in occasione di una apertura dell’anno accademico – contro l’autorità di allora, tappandosi la bocca con un cerotto. Che ancora non si è tolto.