di Augusto Mattioli
SIENA. Domanda ai contradaioli, anche a quelli che oggi si lamentano che il palio “non è più dei senesi”. Che ne direste se il vostro capitano dicesse alla cena della prova generale: “Non abbiamo un cavallo da palio, faremo giochi per altri”? Ci sarebbe forse – vista la mentalità secondo cui oggi bisogna fare di tutto per vincere, essere protagonisti nonostante tutto – una levata di scudi e quel capitano forse sarebbe sollevato all’istante dal suo ambito incarico.
Eppure nella storia del palio è successo. Erano gli anni ’60 e questa scelta fu annunciata dal barone Sergardi, capitano dell’Istrice. Non fu sollevato dall’incarico. Ecco in questo episodio il cambiamento del palio di Siena nel tempo con le contrade cresciute a dismisura come aderenti.
Viene da chiedersi chi comanda oggi nella nostra festa. I capitani delle contrade, che scelgono i cavalli pensando di prendere l’esordiente che è meno impegnativo di uno esperto e avere meno pressione dai contradaioli? O i fantini, che ovviamente conoscono per mestiere le caratteristiche dei cavalli e scelgono quello per loro più adatto, vedi Tittia nel Drago? O comandano i proprietari dei cavalli, che magari non li portano in piazza perché temono che li scartino pur avendo vinto qualche palio? E che dire di quell’area di interessati al mondo delle varie corse storiche sparse in Italia dove sono impegnati molti fantini del palio di Siena? Un’area che potrebbe condizionare anche le scelte senesi. Allora viene da pensare che alla fine non comandi nessuno. Neanche il Comune di Siena, che il palio lo organizza materialmente.
Sempre rifacendoci a tempi passati, ma meno lontani del barone Sergardi, ricordiamo come vari sindaci, pur rispettando l’autonomia delle contrade, non stessero proprio inerti, senza fare le considerazioni di una retorica disturbante come quelle dell’attuale primo cittadino. Vengono a pennello poche righe di un post di oggi su Facebook di Gabriella Piccinni, docente di storia medievale (e delusa contradaiola dell’Istrice), che scrive: ”Quello che ha fatto funzionare il Palio è sempre stata la regia nascosta e prudente del Comune. Un regista che non si vede, appagato solo dal fatto di aver lubrificato gli ingranaggi come dovuto, e che tutto alla fine è andato bene. Chi ha l’onore di rappresentare tutti i cittadini deve alla città quella regia nascosta e prudente”.
PS. Ancora una domanda di servizio. E’ possibile sapere le condizioni di tutti i cavalli esclusi dal Palio e di quelli che si sono infortunati in corsa, senza la paura che lo sappiano anche gli animalisti? Nelle passate edizioni la sera stessa della carriera il Comune con una nota dava notizie in merito, attraverso il suo ufficio stampa. Ad oggi, un inconsueto ritardo…