SIENA. Da Pietro Staderini riceviamo e pubblichiamo un intervento “a puro titolo personale”.
“Il risalto dato a seguito di un’attività educativa svolta all’Asilo Monumento, mi invita a esprimere la mia solidarietà, anche in virtù di affetti e conoscenze personali, alle educatrici che sono finite nella gogna.
Ricordo che le insegnanti sono persone con skill di alta professionalità, competenza e serietà, elementi distintivi che consentono ai nostri asili di offrire un servizio di qualità.
Purtroppo, trattare con estrema leggerezza ideologica, come troppi politici fanno, il tema del gender nelle scuole, porta a vedere la cosiddetta educazione di genere, anche dove questa non c’è. L’episodio dell’Asilo Monumento non è certo un pericoloso caso di gender-mania. Chi conosce il lavoro delle educatrici, sa che la progettualità delle attività didattiche richiede tempo, riflessione e condivisione oltre che partecipazione alle famiglie. Le attività tese alla formazione e allo sviluppo dei bambini, infatti, impegnano molto tempo alle insegnanti -spesso anche fuori orario di lavoro- e la fase della condivisione riveste un aspetto importante.
Questa attività educativa sulla metodologia della globalità dei linguaggi, che lascia disorientati i non addetti ai lavori, non deve portare a considerazioni e conclusioni inopportune e la filiera “istruzione” del Comune ha le competenze necessarie in grado di valutare efficacemente tutti i progetti educativi elaborati delle insegnanti.
L’attenzione manifestata su questa vicenda, ha dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’importanza che riveste l’educazione dei bambini. Ma l’attenzione è necessaria sempre. Sia quando i bambini utilizzano la schiuma da barba che quando si imbrattano con la farina o con i colori, e la nostra attenzione non deve mai venire meno anche quanto si mettono in secondo piano i valori delle nostre tradizioni e della cultura occidentale.