SIENA. Da Oliviero Appolloni di Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Sciattezza e possibile decoro di via di Città nel dialogo con un commerciante.
“Vede quella porta?” – dice, indicandomi le due ante del vecchio vicolo chiuso, sotto il giardino pensile, accanto alla sede della Chigiana – “ Guardi come sono ridotte. Frutto di incuria. Osservi anche il Portone d’ingresso all’ Ufficio Tecnico comunale, in che condizioni è tenuto”.
Rispondo che sì, la sciattezza non sfugge a chi, come me, passa per Via di Città quasi ogni giorno. Una mancanza o carenza di manutenzione che urta con il sentimento del decoro da garantire a questa via.
“È come se un babbo raccomandasse ai figli di curare la propria persona e dettasse regole da rispettare per presentarsi in pubblico e lui, poi, andasse in giro tutto rattoppato. Non funziona!”
In effetti…sembra mancare l’atteggiamento del custodire la città. Le vetrine rendono bella e interessante un percorso. Di notte e fino a tarda ora illuminano, rendendola più sicura, una strada. È brutto che il Comune non curi le proprie cose. Manca, è mancata una visione organica.
“Anche perché si potrebbe rendere vivo lo spazio di ingresso all’Ufficio Tecnico consentendovi l’apertura di una piccola bottega… un artigiano? Sembra che nel vicolo a lato della Chigiana apra un negozio di un artigiano. Ben venga. Cambierà il portone malridotto, fornirà luce ed attrattiva a quel lato della strada.”
Certo. E questo restituirebbe un rimando decoroso agli altri esercizi commerciali che già si fanno apprezzare. È una questione di insieme, di contesto e di tono.
“Anche perché ogni commerciante, oltre a contribuire alla qualità della strada, paga le tasse…e non poche. Non si può far passare per manutenzione il sostituire le lastre con il cemento. Eppoi, osservi in quale condizione sono ridotte le pietre…tale da rendere insicuro il camminarci. Qualcuno, lamentandosene con il sindaco, si è sentito rispondere che non ci sono i soldi per rifare la pavimentazione di Via di Città.”
È così. L’altra mattina un bimbo inciampò e cadde bocconi, lasciando andare l’ombrellino di cui pareva fiero, proprio a due passi dalle Papesse. Io stesso, in gennaio, ho rischiato di cadere rovinosamente ai Quattro Cantoni, a causa dell’irregolarità della pavimentazione. Se non ci sono i soldi per rifare tutta la via…un percorso, quando è troppo lungo, si divide in tappe.
“Per non dire dell’illuminazione. Quel portone lì, al lato della Chigiana, di notte è buio da risultare pericoloso. Così a bacío, ci cresce l’erba per l’umidità. O che ci vorrebbe a metterci una luce? Piccole cose. Ma parlano della cura che si ha delle cose. La volontà di farle belle.”
È vero. Guardo in giù ed in su per Via di Città: mi pare una bella signora in là con gli anni e con un suo fascino, ma bisognosa di attenzione. Cade una pioggia fine, fitta e scorre per le lastre col moto naturale dell’acqua, in discesa.
Per risalire, ci vuole di volerlo, anche con piccole azioni”.