Il saggio del giornalista senese “L’anno dell’Intelligenza Artificiale” è un reportage su un fenomeno in continuo cambiamento. La presentazione il 7 marzo
SIENA. Da una parte le sfide dell’Intelligenza Artificiale, dall’altra la morsa degli algoritmi tra utenti sempre più dipendenti dai social e colossi del web padroni dei big data. Il leone e la gazzella ovvero il tentativo di mettere regole e la corsa dell’innovazione tecnologica con le normative e come contraltare l’Intelligenza Artificiale divenuta popolare a partire dal 2023. Tratta di questo il saggio del giornalista Daniele Magrini “L’anno dell’Intelligenza Artificiale” (primamedia editore) che verrà presentato giovedì 7 marzo alle 11 nella Biblioteca dell’Istituto Sallustio Bandini di Siena, nell’ambito degli “Incontri in Biblioteca”. Introduce la professoressa Angela Ceccarelli.
Il libro è un reportage giornalistico in presa diretta attraverso il quale l’autore, giornalista da sempre attento ai temi dell’innovazione tecnologica, analizza il 2023, l’anno dell’Intelligenza Artificiale preceduto il 30 novembre 2022 con il rilancio di Chat GPT. Dal primo sciopero contro Chat GPT a Hollywood, che ha visto marciare compatti sceneggiatori e attori famosi al primo summit mondiale sull’Intelligenza Artificiale, a Bletchley, alle porte di Londra dove Alan Turing decrittò i codici dei nazisti; dalla prima legge al mondo sull’Intelligenza Artificiale varata l’8 dicembre 2023 dall’Unione Europea, alla prima denuncia, a fine dicembre, sempre contro Chat GPT e il suo “collega” Copilot, ad opera del New York Times per violazione del copyright: la gente ha iniziato ad interrogarsi sull’I.A. diventata oggetto della domanda delle domande: farà bene o male a un mondo che di problemi ne ha già così tanti? Parte proprio da quei primi mesi stralunati, a cercare di comprendere i segreti di un fenomeno in continuo cambiamento, il saggio di Magrini che, seguendo queste tracce, compie un viaggio a ritroso lungo il ‘viale’ degli algoritmi, laddove l’accoppiata tra social e smartphone ha cambiato abitudini e tempi di vita di miliardi di persone, nel nome del profitto dei colossi del web padroni dei big data.