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SIENA. La notizia è una “non notizia”. Che Siena Biotech fosse paurosamente in bilico e che la Fondazione Mps non potesse più permettersi i quasi 400 mila euro al mese per mantenere in piedi tutta la struttura, si sapeva da tempo. Si sapeva che non era più possibile coprire economicamente un piano industriale incosistente e finanziariamente mai “pensato” (tanto c’era babbo Monte attraverso il suo azionista di maggioranza). L’unica speranza restava l’intervento della Regione Toscana. Un intervento promesso per circa 3 milioni di euro che, però, non è mai arrivato. La delibera c’è stata: pare sia passata lo scorso 26 novembre. Dire “in ritardo” è un eufemismo! Tenuto conto che, alle parole non siamo ancora passati ai fatti: ovvero ad un capitolo di spesa correlato; al passaggio della somma promessa all’Università e poi alla TLS e poi, infine, alla Siena Biotech. Un tempo burocratico lunghissimo, durante il quale la Fondazione Mps dovrebbe farsi carico di ulteriori uscite di denaro dalle casse non proprio floride.
Una scelta obbligata, praticamente, quella presa dalla Deputazione Generale riunitasi ieri pomeriggio (12 dicembre). Una decisione sofferta nella misura in cui il pensiero si volge ai dipedenti della società di ricerca. Resta, anzi cresce, la rabbia per l’ennesima realtà cittadini destinata al fallimento. E questo senso di impotente rancore è legato al fatto che idei, forse anche valide e lungimiranti, si sono frantumate contro un muro fatto di incapacità imprenditoriale, rete di clientele e aziende trasformate in stipendifici. E le menti valide, i giovani di belle spanze, saranno le prime vittime di tutto questo triste scenario. Adesso il cda dell’azienda di ricerca dovrà decidere su come procedere per fare pronte alla “chiusura dei rubinetti”.
La Regione non interviene. Ma, del resto, di problemi ce ne sono parecchi in giro. Anche a livello politico. Enrico Rossi non pare essere il candidato naturale alla Presidenza. Se questo fosse confermato, vorrebbe dire che gli equilibri all’interno del partito di maggioranza stanno mutando sotto la spinta di eventi legati, forse ma non solo, a vicende salite agli onori della cronaca.
Anche su quei 400 milioni di euro destinati per sostenere la cultura a Siena si comincia a nutrire qualche dubbio. Dubbio che nasce dalla notizia che nel Cda della Chigiana mancherà, oltre al rappresentente della Provincia (non più ente nominante) anche il rappresentante della Regione. A riferirlo è stato ieri, il Presidente della Fondazione Mps, Clarich il quale ha informato che la Regione si è dichiarata “non interessata” a ricoprire un ruolo all’interno di una delle più prestigiose realtà culturali della città.
Pare sia fallito, al momento, anche il tentativo di trascinare la Fondazione Mps nel rilancio del Santa Maria della Scala. Una partecipazione, senza portafoglio, sarebbe possibile. Ma nulla di più. E non sappiamo se possa cambiare qualcosa in questa valutazione la notizia di “Siena capitale italiana della cultura 2015”. Il sospetto che non cambi nulla è forte…
Tutta colpa di quello spolpamento che negli anni passati è stato perpetrato senza sosta ai danni dell’ente, così come della banca. Oggi, la volontà di tenere vive le speranze economiche e di sviluppo della città non basta ai membri della deputazione per proseguire ciecamente nella dilapidazione del residuo patrimonio che resta.
Con l’ok all’aumento di capitale della Banca Mps da parte dell’Europa, la Fondazione Mps ha tanto a cui pensare. Sarà anche per questo, e per confrontarsi con qualcuno che, in questa situazione si è già trovato, uscendone vincitore, che il presidente Clarich avrebbe chiesto al suo predecessore, Antonella Mansi, un incontro informale. Potrebbe uscirne qualcosa di buonos. Soprattutto se servisse a far allontanare l’orecchio del presidente Clarich da voci di sirene incantatrici quanto pericolosamente incoscienti.
R.Z.R.