SIENA. Dall’analisi dei dati sul costo della spesa in 57 capoluoghi italiani, pubblicati lunedì scorso dal Sole 24 Ore Siena si piazza tra le 13 città meno care del Paese, che in Toscana comprendono solo altre due città (Grosseto e Firenze). Per rifornirsi di 20 beni di prima necessità, il campione-famiglia preso in considerazione spende mediamente 3.342 euro in un anno: dieci euro in più di quanto spenderebbe a Grosseto e 13 rispetto a Firenze, ma al tempo stesso 200 euro in meno rispetto alla stessa spesa fatta a Pisa o addirittura 300 in meno nel confronto con Ferrara, una tra le città più simili alla nostra tra le 57 considerate.
Scendendo nel dettaglio dei prodotti, rispetto alle altre città toscane Siena è più economica sul burro (6,81 il prezzo medio per un chilo), su pelati e surgelati, mentre è più cara per caffè tostato (10,75 euro) parmigiano, cotto e uova. Delle dodici città italiane meno care, solo Gorizia (più economica per 133 euro annui) può essere assimilata a Siena per dimensioni: una constatazione che rende giustizia del mix commerciale di piazza del Campo e dintorni.
“C’è materia per sfatare il luogo comune che associa il risparmio alla presenza della grande distribuzione – commenta Carlo Guiggiani, presidente degli alimentaristi e del direttivo comunale di Confesercenti – tra le città più care indicate nel confronto ce ne sono diverse dove gli ipermercati sono presenti in quantità. Viceversa a Siena, fino ad oggi, si è riusciti a mantenere un assortimento di punti vendita medio-piccoli, capaci di salvaguardare non solo la qualità paesaggistica del territorio, ma anche il portafoglio. I dati qui emersi saranno preziosi per la programmazione commerciale dei prossimi anni, alla luce anche del regolamento regionale appena uscito”.
Sul sito www.confesercenti.siena.it maggiori dettagli sul confronto dei prezzi.
Scendendo nel dettaglio dei prodotti, rispetto alle altre città toscane Siena è più economica sul burro (6,81 il prezzo medio per un chilo), su pelati e surgelati, mentre è più cara per caffè tostato (10,75 euro) parmigiano, cotto e uova. Delle dodici città italiane meno care, solo Gorizia (più economica per 133 euro annui) può essere assimilata a Siena per dimensioni: una constatazione che rende giustizia del mix commerciale di piazza del Campo e dintorni.
“C’è materia per sfatare il luogo comune che associa il risparmio alla presenza della grande distribuzione – commenta Carlo Guiggiani, presidente degli alimentaristi e del direttivo comunale di Confesercenti – tra le città più care indicate nel confronto ce ne sono diverse dove gli ipermercati sono presenti in quantità. Viceversa a Siena, fino ad oggi, si è riusciti a mantenere un assortimento di punti vendita medio-piccoli, capaci di salvaguardare non solo la qualità paesaggistica del territorio, ma anche il portafoglio. I dati qui emersi saranno preziosi per la programmazione commerciale dei prossimi anni, alla luce anche del regolamento regionale appena uscito”.
Sul sito www.confesercenti.siena.it maggiori dettagli sul confronto dei prezzi.