Al Pala Mandela il 26 gennaio il meeting "Noi figli di Eichmann"
SIENA. Giovedì 26 gennaio un treno speciale e 12 autobus porteranno 602 studenti e 36 insegnanti a Firenze, appuntamento al Pala Mandela per il meeting Noi figli di Eichmann, organizzato dalla Regione Toscana in occasione della Giornata della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto e dell’orrore nazista. La partecipazione degli studenti senesi, che incontreranno coetanei da tutta la Toscana, è stata curata dall’assessorato alla cultura della Provincia in collaborazione con le scuole superiori: per il capoluogo il liceo scientifico Galilei, il liceo della formazione Santa Caterina, l’istituto professionale Caselli, l’istituto agrario Ricasoli, l’istituto tecnico Bandini, l’istituto tecnico industriale Sarrocchi, per Poggibonsi l’istituto Roncalli. All’iniziativa saranno presenti ex deportati nei capi di concentramento, testimoni, scrittori. Il programma prevede alle 9.40 la voce dei testimoni: Bruno Shlomo Venezia, unico sopravvissuto al lavoro nei Sonderkommando, Andra e Tatiana Bucci deportate ad Auschwitz all’età di 4 e 6 anni, Marcello Martini staffetta partigiana della Resistenza toscana deportato a Mauthausen, Antonio Ceseri internato in Germania come militare e sopravvissuto alla strage di soldati italiani di Treuenbrietzen. Alle ore 11,30 intervento di Helga Schneider, scrittrice, abbandonata a quattro anni dalla madre che se ne andò per fare l’ausiliaria delle SS e la guardiana nei campi di sterminio nazisti. Alle 11.45 “Storie di persone giuste”: Andrea Bartali ricorderà il padre Gino, il grande campione del ciclismo che fu staffetta della speranza fra Toscana e Umbria e salvò la vita a centinaia di ebrei nel tempo delle leggi razziali in Italia, mentre padre Lapsley, pastore anglicano, racconterà la sua storia di perseguitato dal governo razzista di Pretoria per l’impegno contro l’apartheid e in difesa dei diritti civili. Alle ore 12.15 interverrà Abraham Yehoshua, grande scrittore e drammaturgo israeliano che con le sue opere ha sempre combattuto lucidamente il pregiudizio e l’intolleranza. Alle 12,45 spettacolo di chiusura con Enrico Fink e il gruppo Gen Verde, musiche e danze ispirate al dialogo tra i popoli e le culture.
Il tema del meeting, coordinato da Ugo Caffaz e Giovanni Gozzini, è il rapporto individuale e collettivo con quella dimensione del male che il “male assoluto” di Auschwitz ha rivelato essere una sfida costante per l’uomo, e far emergere i possibili atteggiamenti personali, sociali e generazionali per elaborarlo, arginarlo e combatterlo. Un’impresa che riguarda chi il male l’ha subito e sentito, chi l’ ha visto con i propri occhi, ed ancora chi ne ha ereditato il peso dai propri padri. Ricostruire e cogliere i meccanismi di tipo totalitario e burocratico che hanno governato la discriminazione, la deportazione e lo sterminio, serve a mettere in luce l’offuscamento della ragione, della morale individuale e la capacità di distinguere fra giusto e sbagliato che lì si verificò; serve a svelare quel male banale contemporaneo che si insinua pericolosamente nella nostra quotidianità ma anche i piccoli mali dell’essere, irriconoscibili e per questo più insidiosi, che mutano nel tempo le attività della mente fino a determinare l’accadere di catastrofi individuali e collettive. Il risvolto educativo di questo appuntamento è il principio di responsabilità individuale e collettiva che è necessario costruire per consentire agli individui ed alle società di riconoscere il male, elaborarlo e contrastarlo nelle condizioni storiche date: la capacità di disobbedire agli ordini ingiusti e disumani, di sottrarsi al conformismo, di cantare fuori dal coro, la capacità di non dare niente per scontato, di praticare l’arte del dubbio, di sfuggire alla morsa delle verità convenzionali, anche quando questo può costare molto caro.
Il tema del meeting, coordinato da Ugo Caffaz e Giovanni Gozzini, è il rapporto individuale e collettivo con quella dimensione del male che il “male assoluto” di Auschwitz ha rivelato essere una sfida costante per l’uomo, e far emergere i possibili atteggiamenti personali, sociali e generazionali per elaborarlo, arginarlo e combatterlo. Un’impresa che riguarda chi il male l’ha subito e sentito, chi l’ ha visto con i propri occhi, ed ancora chi ne ha ereditato il peso dai propri padri. Ricostruire e cogliere i meccanismi di tipo totalitario e burocratico che hanno governato la discriminazione, la deportazione e lo sterminio, serve a mettere in luce l’offuscamento della ragione, della morale individuale e la capacità di distinguere fra giusto e sbagliato che lì si verificò; serve a svelare quel male banale contemporaneo che si insinua pericolosamente nella nostra quotidianità ma anche i piccoli mali dell’essere, irriconoscibili e per questo più insidiosi, che mutano nel tempo le attività della mente fino a determinare l’accadere di catastrofi individuali e collettive. Il risvolto educativo di questo appuntamento è il principio di responsabilità individuale e collettiva che è necessario costruire per consentire agli individui ed alle società di riconoscere il male, elaborarlo e contrastarlo nelle condizioni storiche date: la capacità di disobbedire agli ordini ingiusti e disumani, di sottrarsi al conformismo, di cantare fuori dal coro, la capacità di non dare niente per scontato, di praticare l’arte del dubbio, di sfuggire alla morsa delle verità convenzionali, anche quando questo può costare molto caro.