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Nei primi 5 mesi dell’anno sono stati passati al setaccio le proprietà immobiliari di oltre 250 soggetti, individuando altri 80 appartamenti concessi in locazione senza un regolare contratto. Nella maggior parte dei casi si tratta di abitazioni nel pieno centro storico di Siena. Al termine degli accertamenti è stata ricostruita e denunciata un’evasione fiscale complessiva per un valore pari a circa 3 milioni di euro, di cui Iva per oltre 200 mila euro, Irap per 100 mila ed il resto relativo a redditi non dichiarati.
I risultati ottenuti sono frutto delle tecniche investigative sempre più affinate e della progressiva specializzazione acquisita ormai sul campo. Infatti, vista la rilevanza del fenomeno la Compagnia di Siena ha deciso di costituire un pool di esperti finanzieri che si dedicano giornalmente a scoprire casi di locazioni in nero. La loro attività proseguirà senza sosta fino a quando le necessità lo richiederanno, incentivando anche il ricorso agli accertamenti bancari visto che spesso i soldi in nero dell’affitto vengono depositati su conti corrente con versamenti di denaro contante per mascherare la loro provenienza.
Il pool possiede ormai una enorme massa di dati raccolti da oltre un anno e mezzo che continuano ad essere sviluppati ed incrementati. Diverse le fonti di provenienza delle informazioni. Nello specifico, dopo l’invio di numerosi questionari agli studenti “fuori sede” è seguito un monitoraggio sul territorio avviando un “porta a porta” efficace e rapido; i dati così raccolti vengono poi sistematicamente raffrontati con le innumerevoli informazioni fornite dagli Enti Locali relative al pagamento della Tariffa di Igiene Ambientale, dell’I.C.I. e delle varie utenze domestiche (luce, acqua, gas). Dopo un’analisi comparata delle varie risultanze partono accertamenti mirati e selettivi. Pochi i margine di errore.
A tutto questo va anche aggiunto una partecipazione e collaborazione crescente dei cittadini senesi, soprattutto studenti, che ultimamente offrono spontaneamente informazioni alle Fiamme gialle. L’insieme di tali componenti sta dando i suoi frutti visto anche l’incremento progressivo dei contratti di affitto registrati.
Tra i vari casi scoperti uno merita particolare menzione. Nelle maglie dei controlli sono finiti 2 soggetti, proprietari di una quarantina di immobili (abitazioni, negozi ed uffici) siti nel centro storico affittati in modo solo apparentemente regolare. Tutti, infatti, beneficiavano di agevolazioni (art. 11, comma 2, L. 413/1991) riservate agli immobili di interesse storico-artistico. Applicando tale agevolazione per diversi anni il reddito è stato determinato in base alle convenienti tariffe d’estimo, escludendo dalla tassazione ordinaria i redditi derivanti dai canoni di locazione dei 40 immobili, pari ad oltre 300.000 euro per ciascuno dei 6 anni di imposta oggetto del controllo. In sostanza, a fronte di redditi complessivi pari a 1,850 milioni di euro, al fisco veniva dichiarato solo l’esiguo valore catastale di 220.000 euro. In tal modo venivano sottratti a tassazione proventi per oltre € 1,6 ml, versando solo 1/8 di quanto dovuto.
In realtà, visto il parere preventivo della locale Agenzia delle entrate e dell’Avvocatura dello Stato, considerate le disposizioni tributarie, le circolari emanate dagli uffici finanziari, una direttiva CEE e varie sentenze della Corte di Giustizia, l’agevolazione non era dovuta. E non poteva essere diversamente. Infatti, mentre l’esenzione si applica solo alle persone fisiche, nel caso di specie è stata configurata un’attività commerciale di affitto e gestione di immobili esercitata in forma societaria, essendoci un’organizzazione e professionalità alla base, le cui prestazioni avrebbero dovuto scontare anche il pagamento dell’IVA e l’IRAP, nella misura, rispettivamente, di 240.000 e 78.000 euro circa.
Giova ricordare che secondo un recente studio pubblicato dal “Sole 24 Ore” (16 febbraio 2009) l’evasione a livello nazionale legata al fenomeno delle locazioni irregolari o al mancato accatastamento dei beni assume un certa rilevanza, sottraendo ogni anno alle casse dell’erario (Stato e comuni) oltre 3 miliardi di euro. Nello specifico, le famiglie italiane che pagano affitti in nero sarebbero più di mezzo milione. La media nazionale degli affitti irregolari sarebbe pari al 15%, ma nel mezzogiorno la media salirebbe al 34% (evidentemente discorso a parte vale per città universitarie come Siena in cui i valori molto verosimilmente sfuggono alle medie tracciate in ambito nazionale). Solo per le locazioni non registrate l’erario perde ogni anno 987 milioni di euro (Irpef + registro).
Come accennato, altra forma di evasione è legata agli immobili non accatastati (pari a circa 3 milioni di euro) in quanto “case fantasma” o ai fabbricati ex rurali non ancora registrati al catasto urbano. Qui a perderci sono le casse non solo dello Stato ma anche dei Comuni. Infatti, per gli immobili del tutto assenti al catasto le mancate entrate ammontano ogni anno a: 177 milioni di euro di Ici, 507 milioni di euro di Irpef e 499 milioni di euro di tassa sui rifiuti. Viceversa, per le vecchie case ex rurali poi divenute case di campagna il mancato guadagno è stimato in 240 milioni di euro di Ici, 350 milioni di euro di Irpef e 190 milioni di euro di tassa sui rifiuti.
Cifre sbalorditive si dirà. Ed è certamente vero. Ma se si alza lo sguardo si nota che la piaga dell’evasione nel nostro Paese è ben più ampia. Infatti, sono oltre 100 i miliardi di euro sottratti al fisco ogni anno. Di questo immenso tesoro nascosto gli affitti in nero rappresentano solo il 3%. Ed è per tale ragione che i controlli della Guardia di Finanza sono sempre più incisivi ed orientati a contrastare fenomeni elusivi, di evasione fiscale internazionale e frodi fiscali, assicurando un controllo economico del territorio sempre più orientato a rilevare indici di ricchezza (immobili, ville, macchine di grossa cilindrata, natanti, altri beni di lusso, ecc….) che, confrontati con i redditi annualmente dichiarati, appaiono obiettivamente ingiustificati e, quindi, meritevoli di ulteriori e più approfonditi controlli.