SIENA. I finanzieri della Compagnia di Siena, coordinati dal Comando Provinciale, a seguito di una verifica hanno scoperto una frode all’Iva per oltre 2 milioni di euro e ricavi non contabilizzati per altri 4 milioni di euro.
A finire nel mirino del fisco questa volta è una società con sede in provincia di Siena specializzata nella realizzazione e commercializzazione di strutture sanitarie “chiavi in mano”.
Il servizio trae origine da un monitoraggio analitico condotto mediante estese interrogazioni alle banche dati riservate in uso alla Guardia di Finanza, a cui ha fatto seguito una serie di sopralluoghi condotti sul territorio per ottenere una mappa aggiornata degli imprenditori senesi che hanno acquisito lo status di “esportatore abituale”.
Tale qualifica viene riconosciuta dalla normativa tributaria esclusivamente a quegli operatori economici che effettuano vendite di prodotti destinati all’estero per un valore superiore al 10% dell’intero volume di affari conseguito nell’anno. I benefici di tali riconoscimento non sono di poco rilievo. L’esportatore abituale, infatti, a differenza degli altri operatori commerciali, con una semplice dichiarazione ed entro certi limiti di valore, può effettuare acquisti di beni e/o servizi senza applicare l’imposta (Iva). Nel caso di recente scoperto, l’analisi si è incentrata sulla natura delle vendite di prodotti a soggetti stranieri che, di fatto, hanno consentito alla società senese di ottenere i benefici fiscali appena evidenziati, potendo acquistare beni e servizi in totale “esenzione” d’imposta per un valore pari alle cessioni effettuate all’estero nell’anno precedente. Sulla base di tali premesse, gli accertamenti sono stati indirizzati su una commessa ricevuta da una ONG (Organizzazione Non Governativa) con sede a Roma per realizzare un ospedale da campo mobile da destinare, secondo le intenzioni dichiarate, ad un Paese in via di sviluppo. L’operazione si inquadrava nell’ambito di un programma di intervento e cooperazione per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro, il tutto finanziato grazie al prezioso contributo offerto da un soggetto economico privato che opera sul mercato senza fini di lucro.
Durante la realizzazione dell’opera, che ha avuto inizio nel 2004 ed è ancora in essere, la società verificata ha già emesso fatture per un valore di oltre 5 milioni e mezzo di euro senza applicare l’Iva, in quanto il bene era astrattamente destinato al mercato estero.
Invero, i successivi riscontri condotti sia in loco che presso strutture presenti nella Provincia di Roma hanno permesso di appurare che i beni (ospedali) sono stati messi a disposizione di un ente statale per lo svolgimento di alcune missioni umanitarie alcune delle quali localizzate sul territorio nazionale. Venendo, quindi, meno il principio di “extraterritorialità” dell’operazione, vista cioè la destinazione finale del bene ad un soggetto nazionale, senza cioè alcun effettivo trasferimento all’estero, è stata rilevata una violazione alla disciplina dell’Iva, a cui fatto seguito anche la revoca del beneficio di poter trattare come non imponibili le operazioni commerciali.
Al termine degli accertamenti è stato proposto all’Agenzia delle Entrate il recupero di € 2.000.000 di IVA, segnalando anche alcuni ricavi erroneamente non registrati in contabilità per un importo pari a € 4.000.000, e denunciando a piede libero all’Autorità Giudiziaria 2 persone.
A finire nel mirino del fisco questa volta è una società con sede in provincia di Siena specializzata nella realizzazione e commercializzazione di strutture sanitarie “chiavi in mano”.
Il servizio trae origine da un monitoraggio analitico condotto mediante estese interrogazioni alle banche dati riservate in uso alla Guardia di Finanza, a cui ha fatto seguito una serie di sopralluoghi condotti sul territorio per ottenere una mappa aggiornata degli imprenditori senesi che hanno acquisito lo status di “esportatore abituale”.
Tale qualifica viene riconosciuta dalla normativa tributaria esclusivamente a quegli operatori economici che effettuano vendite di prodotti destinati all’estero per un valore superiore al 10% dell’intero volume di affari conseguito nell’anno. I benefici di tali riconoscimento non sono di poco rilievo. L’esportatore abituale, infatti, a differenza degli altri operatori commerciali, con una semplice dichiarazione ed entro certi limiti di valore, può effettuare acquisti di beni e/o servizi senza applicare l’imposta (Iva). Nel caso di recente scoperto, l’analisi si è incentrata sulla natura delle vendite di prodotti a soggetti stranieri che, di fatto, hanno consentito alla società senese di ottenere i benefici fiscali appena evidenziati, potendo acquistare beni e servizi in totale “esenzione” d’imposta per un valore pari alle cessioni effettuate all’estero nell’anno precedente. Sulla base di tali premesse, gli accertamenti sono stati indirizzati su una commessa ricevuta da una ONG (Organizzazione Non Governativa) con sede a Roma per realizzare un ospedale da campo mobile da destinare, secondo le intenzioni dichiarate, ad un Paese in via di sviluppo. L’operazione si inquadrava nell’ambito di un programma di intervento e cooperazione per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro, il tutto finanziato grazie al prezioso contributo offerto da un soggetto economico privato che opera sul mercato senza fini di lucro.
Durante la realizzazione dell’opera, che ha avuto inizio nel 2004 ed è ancora in essere, la società verificata ha già emesso fatture per un valore di oltre 5 milioni e mezzo di euro senza applicare l’Iva, in quanto il bene era astrattamente destinato al mercato estero.
Invero, i successivi riscontri condotti sia in loco che presso strutture presenti nella Provincia di Roma hanno permesso di appurare che i beni (ospedali) sono stati messi a disposizione di un ente statale per lo svolgimento di alcune missioni umanitarie alcune delle quali localizzate sul territorio nazionale. Venendo, quindi, meno il principio di “extraterritorialità” dell’operazione, vista cioè la destinazione finale del bene ad un soggetto nazionale, senza cioè alcun effettivo trasferimento all’estero, è stata rilevata una violazione alla disciplina dell’Iva, a cui fatto seguito anche la revoca del beneficio di poter trattare come non imponibili le operazioni commerciali.
Al termine degli accertamenti è stato proposto all’Agenzia delle Entrate il recupero di € 2.000.000 di IVA, segnalando anche alcuni ricavi erroneamente non registrati in contabilità per un importo pari a € 4.000.000, e denunciando a piede libero all’Autorità Giudiziaria 2 persone.