Intanto il mercato non ha fiducia nel titolo e la borsa ne risente

di Red
SIENA. Di Venerdì 17 – come da copione scaramantico – il titolo MPS aveva fermato la sua caduta libera sul valore di 0,5057 euro, toccando il punto più IMO della sua storia borsistica. Non male, per un titolo che appena quattro anni prima toccava 3,471 (sette volte tanto) e il suo punto massimo l’aveva superato da un pezzo.
Lunedì, la riapertura dei mercati aveva offerto la possibilità di un timido recupero e martedì si era arrivati a un 0,5865 che faceva tirare un po’ il fiato. Ma nella giornata si erano susseguiti le “rivelazioni” del presidente della Fondazione sul primo disavanzo nella storia della Fondazione e l’inesistenza del solito annuale pacchetto di erogazioni. In giornata poi, a margine di un convegno sull’immigrazione, incalzato da alcuni giornalisti, il direttore generale Antonio Vigni è uscito con espressioni ottimistiche: “”Ieri era il primo giorno di inizio delle operazioni sull’aumento di capitale. Ci sono movimenti tecnici fisiologici, noi continuiamo a essere fiduciosi nel piano industriale e confidiamo nei mercati che ci auguriamo tornino alla traquillità”.Nello specifico di banca Mps, Vigni ha rilevato che: ”Se guardiamo dall’inizio dell’anno continuiamo ad essere migliori della media di sistema”. Il mercoledì borsistico ha premiato tanta fiducia, facendo collezionare al titolo un ribasso del -1,79% a euro 0,5760… Sarà anche colpa che i mercati non credono alla fiducia concessa in Parlamento al premier greco Papandreou.
Ma in città ha fatto effetto sui capannelli di persone, che evidentemente non si informano sul Web, sconcertate e sorprese dalle locandine dei giornali che riportavano il ferale annuncio della Fondazione sui mancati utili per il 2011 da distribuire come ogni anno. Qualcuno dovrebbe dire loro che già nel comunicato stampa del 31 gennaio, il presidente Mancini affermava che: “Le erogazioni dell’anno 2011 risentiranno della politica dei dividendi attuata da Banca Mps e si assesteranno su livelli inferiori rispetto al passato (109,3 milioni di euro nel 2010 e 180,7 milioni nel 2009)”. E quindi “Sulla base dei dati consuntivi del bilancio 2010, si potranno utilizzare in maniera molto oculata le risorse accantonate nel Fondo Stabilizzazione delle Erogazioni, ferma restando la consapevolezza che l’utilizzo del Fondo dovrà essere ripartito su un arco temporale pluriennale”.
Si era ben guardato il presidente dal dire esplicitamente che i dati consuntivi di bilancio erano in “rosso” per 128,5 milioni di euro. In tal caso, infatti, il candidato sindaco Ceccuzzi, dopo aver fatto la campagna elettorale attribuendo al sindaco uscente Cenni tutti i mali del mondo (a parte il traffico di Palermo), avrebbe dovuto fargli la guerra e, una volta vinte le elezioni, dargli il ben servito. Ma forse il risultato elettorale avrebbe potuto essere diverso… Resta pur sempre un mistero come persone a capo di “aziende” che operano ai massimi livelli di banca e economia, non avessero sentore di una crisi economica in arrivo e si siano lanciate in avventure tipo l’acquisizione di Antonveneta. Non è stato un bell’esempio di oculatezza manageriale, sapendo che la crisi sarebbe stata prolungata e globale… Se, invece, nessuno ha notato i segnali, beh, allora è anche peggio.