SIENA. Farà tappa anche a Siena – almeno in forma "verbale" – lo studio di "Sandrone", il parente stretto dell'orango che popolava l'Europa otto milioni di anni fa, quando era tropicale, e i cui ultimi esemplari sono stati scoperti 50 anni fa vicino Grosseto e in Sardegna, presso la centrale di Fiume Santo (Sassari).
Lui e le sue caratteristiche peculiari saranno, infatti, al centro del convegno internazionale che si terrà di domani (11 settembre) all'Accademia dei Fisiocritici di Siena, per poi proseguire a Grosseto, il giorno dopo, nel museo di Storia Naturale della Maremma.
"Questo ominoide è stato l'unico sopravvissuto dell'Europa tropicale", spiega Lorenzo Rook, del dipartimento di Scienze della Terra dell'università di Firenze, che ha dedicato gli ultimi anni allo studio e alla ricostruzione di questo primate.
Alto un metro e dieci, Sandrone (come lo avevano chiamato i minatori di Baccinello, che collaborarono a recuperarlo dalle cave di lignite) è un oreopiteco (Oreopithecus bambolii). Era bipede ma le zampe corte e l'alluce molto distaccato dal resto del piede rendevano la sua andatura molto "incerta", aveva una testa piccola con due grandi occhi e con le mani si procurava il cibo, soprattutto bacche e foglie.
I suoi denti, analizzati recentemente con l'apparecchiatura per la luce di sincrotrone di Grenoble, avevano un aspetto "collinare", adatto alla dieta a base di vegetali.
"Era un animale davvero unico e la sua parentela con i primati è ancora oggetto di discussione", osserva Rook. Nonostante sia stato scoperto 50 anni fa, finora dell'oreopiteco si sapeva davvero molto poco. "Solo ora – osserva Rook – è chiaro che non è imparentato con i nostri più diretti antenati ma è uno degli ultimi rappresentanti di un ampio gruppo di scimmie antropomorfe che nel Miocene superiore erano diffuse in Europa e Asia". Tuttavia la somiglianza con il diretto antenato dell'uomo, l'Australopiteco, "ne fanno una specie chiave per comprendere le fasi più antiche della nostra evoluzione".
Lui e le sue caratteristiche peculiari saranno, infatti, al centro del convegno internazionale che si terrà di domani (11 settembre) all'Accademia dei Fisiocritici di Siena, per poi proseguire a Grosseto, il giorno dopo, nel museo di Storia Naturale della Maremma.
"Questo ominoide è stato l'unico sopravvissuto dell'Europa tropicale", spiega Lorenzo Rook, del dipartimento di Scienze della Terra dell'università di Firenze, che ha dedicato gli ultimi anni allo studio e alla ricostruzione di questo primate.
Alto un metro e dieci, Sandrone (come lo avevano chiamato i minatori di Baccinello, che collaborarono a recuperarlo dalle cave di lignite) è un oreopiteco (Oreopithecus bambolii). Era bipede ma le zampe corte e l'alluce molto distaccato dal resto del piede rendevano la sua andatura molto "incerta", aveva una testa piccola con due grandi occhi e con le mani si procurava il cibo, soprattutto bacche e foglie.
I suoi denti, analizzati recentemente con l'apparecchiatura per la luce di sincrotrone di Grenoble, avevano un aspetto "collinare", adatto alla dieta a base di vegetali.
"Era un animale davvero unico e la sua parentela con i primati è ancora oggetto di discussione", osserva Rook. Nonostante sia stato scoperto 50 anni fa, finora dell'oreopiteco si sapeva davvero molto poco. "Solo ora – osserva Rook – è chiaro che non è imparentato con i nostri più diretti antenati ma è uno degli ultimi rappresentanti di un ampio gruppo di scimmie antropomorfe che nel Miocene superiore erano diffuse in Europa e Asia". Tuttavia la somiglianza con il diretto antenato dell'uomo, l'Australopiteco, "ne fanno una specie chiave per comprendere le fasi più antiche della nostra evoluzione".