Presentati i risultati della sperimentazione del Laboratorio di robotica e tecnologie per l'apprendimento
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di Max Calamuneri
SIENA. Stimolare le competenze cognitive, emotive e sociali di anziani con disturbi legati alla demenza e alla capacità di relazione (isolamento, carenza di linguaggio verbale) tramite il contatto con robot che fungano da leva per la socialità e da facilitatori degli scambi tra pari: questo l’intento col quale il Laboratorio di robotica e tecnologie per l’apprendimento dell’Università di Siena ha avviato una sperimentazione innovativa che affiancando l’uomo e la macchina possa risultare in grado di curare, con trattamenti non farmacologici, soggetti affetti da disturbi relazionali.
I risultati di questo tipo di sperimentazione sono stati presentati nel corso di un incontro-dibattito organizzato dal Laboratorio di robotica e tecnologie per l’apprendimento dell’Università di Siena e tenutosi ieri (26 novembre), presso il complesso residenziale socio sanitario per anziani “Le Ville di Porta Romana”.
Le tecniche sperimentate sono consistite in dettaglio nell’uso della robotica applicata ai processi di narrazione; in presenza di un robot, la foca robotica Paro, gli anziani (tutti affetti da gravi disabilità cognitive e socio relazionali) sono infatti stati stimolati a costruire delle storie e a condividerle col resto del gruppo.
Paro costituisce una delle ultime meraviglie in campo robotico messa a punto dall’Istituto Superiore di Scienza e Tecnologia (AIST) di Tsukuba, in Giappone; si tratta di un robot a forma di cucciolo di foca ricoperto da una soffice pelliccia bianca, piacevole al tatto e dotato di una fitta rete di sensori di luce, suono e pressione, in grado di far si che l’animale-robot possa reagire agli stimoli ambientali provenienti dall’esterno.
Incredibile il modo in cui Paro sia stato progettato e programmato dall’AIST: il robot è infatti in grado di rispondere alle carezze e agli stimoli esterni muovendo corpo, testa e occhi in modo coordinato; la sua introduzione in Italia si deve alla professoressa Patrizia Marti, che ne ha promosso l’utilizzo in diversi contesti terapeutici (in particolare ospedali ed istituti di riabilitazione).
E’stata proprio la professoressa Marti a guidare la sperimentazione condotta presso il Complesso Residenziale Socio Sanitario per anziani “Le Ville di Porta Romana” ed articolata in un arco temporale di circa due mesi: “I risultati ottenuti – ha argomentato la professoressa – mostrano come il robot agisca da leva per la socialità: gli ospiti coinvolti nella sperimentazione hanno mostrato una maggiore capacità e disponibilità all’interazione con gli altri e una condivisione del loro vissuto emotivo, attraverso la narrazione di storie. La loro capacità di verbalizzazione e produzione di storie – ha proseguito – ha avuto un incremento significativo e testimoniato dalla ricchezza dei contenuti prodotti e dalla ampiezza dei racconti”.
Quello condotto dal Laboratorio di Robotica e Tecnologie dell’Apprendimento è un lavoro d’eccellenza nel campo dell’utilizzo di tecnologie software e hardware (sia autonomamente prodotte che acquisite nell’ambito di iniziative open source) in combinato al ricorso di strumenti adatti ad osservazione e misurazione dei comportamenti d’interazione.
L’incontro è stato reso possibile anche grazie alla sinergia stretta con la Società di Esecutori di Pie Disposizioni in occasione della European Robotics Week 2013, settimana di eventi che si tengono in tutta Europa con lo scopo di informare il pubblico sull’importanza che la robotica ha e potrà avere in futuro nella società.
Ormai da qualche tempo è in corso il processo di sostituzione dell’uomo con le macchine: i software risultano sostanzialmente infallibili ed inesauribili, sono dotati di precisione ed accuratezza sovraumane, riescono a svolgere compiti complessi che una mente umana non potrebbe concepire od elaborare, eppure questo tipo di sperimentazione ha dimostrato come il loro operato possa addirittura risultare significativo per curare i disturbi legati alla sfera emotiva dell’essere umano.
Sembra che l’idea di robot freddi e senza emozioni vada adesso sostituita nell’immaginario collettivo, cosa che dimostra una volta di più come solo il lavoro di adeguamento dell’uomo possa essere in grado di dirottare l’enorme potenzialità di software e macchine verso gli usi più indicati. Progresso ed incentivo nell’utilizzo delle nuove tecnologie non vanno dunque alimentati in modo sistematico e ripetitivo ma incanalati verso scopi precisi e ben definiti. Una nuova era nel rapporto uomo-macchina può dirsi ufficialmente iniziata.