"Ribadiamo la nostra contrarietà a una riforma che si prospetta come un pasticcio istituzionale"
PROVINCIA. Un appello sul riordino delle Province e dei nuovi assetti istituzionali, per salvaguardare le competenze territoriali, rivedere i parametri di legge e tutelare la vocazione storico-culturale di Siena come capoluogo. È quello firmato unitariamente da tutti i 35 sindaci della provincia di Siena, indirizzato alla Regione Toscana, al Consiglio delle autonomie locali, all’Anci e all’Upi Toscana per deliberare una proposta che chieda al governo di riconoscere il rispetto di uno soltanto dei due parametri previsti dalle legge.
“In merito al tema del riordino delle Province e dei nuovi assetti istituzionali – si legge nell’appello – ribadiamo la nostra contrarietà a una riforma che si prospetta come un pasticcio istituzionale, recando danni ai territori, che non porterà a risparmi rilevanti ma che finirà per allontanare i servizi dai cittadini. La legge, allo stato attuale, cancella la Provincia di Siena, smantellando funzioni determinanti per lo sviluppo e la crescita economica del nostro territorio. L’Italia, invece, ha bisogno di una riforma organica del sistema istituzionale a tutti i suoi livelli e di una pubblica amministrazione più efficiente. Tra le storture più rilevanti della legge, c’è la questione delle differenti competenze affidate alle nuove Province e alle Città metropolitane: ai nuovi enti di secondo grado rimarranno soltanto alcune funzioni gestionali e residuali, mentre alle città metropolitane andranno competenze strategiche, come il coordinamento delle politiche di sviluppo, e sarà garantita un’enorme autonomia statutaria. Per legge, ci saranno quindi territori di serie A e di serie B e una centralizzazione dei poteri sui capoluoghi di Regione. In Toscana le scelte strategiche su economia, lavoro e sviluppo, ad esempio, passeranno da Firenze, mentre ai nuovi enti di secondo grado rimarranno soltanto attività gestionali”.
“La Provincia – si legge ancora nell’appello – svolge un lavoro di coordinamento e promozione molto importante per quanto riguarda lo sviluppo economico, il lavoro, l’agricoltura, il turismo e la formazione. Queste funzioni devono rimanere di competenza delle amministrazioni provinciali. È necessario analizzare funzioni e competenze oggi sovrapposte tra i vari livelli istituzionali, senza però procedere a un allontanamento delle funzioni e dei servizi dal territorio. Siena è disponibile a ragionare di un’aggregazione di area vasta che vada oltre i parametri di legge e porti all’individuazione di tre sole province in Toscana. Se, come sembra, questo disegno sta tramontando, è evidente che dovranno essere rivisti i parametri di legge che stanno penalizzando fortemente il nostro territorio. La Toscana, da sempre terra di buon governo locale, deve prospettare un disegno di riorganizzazione complessiva degli assetti istituzionali che possa andare oltre un’applicazione pedissequa della legge. Noi chiediamo una deroga per la Provincia di Siena, che tenga conto solo della dimensione territoriale come criterio per definirne l’autonomia”.
“Per la sua storia, il prestigio nazionale e internazionale delle sue istituzioni e per la sua posizione geografica – prosegue l’appello – Siena ha tutte le carte in regola per poter continuare a svolgere il ruolo di capoluogo. Il numero degli abitanti non è assolutamente un criterio adeguato per la scelta e la collocazione del capoluogo, Siena possiede le caratteristiche tipiche delle grandi realtà urbane: è tra le città d’arte italiane più conosciute e apprezzate nel mondo, è sede di due università di rilievo nazionale e internazionale, di un’Azienda Ospedaliera e di altre importantissime Istituzioni e soprattutto, oltre ai residenti, vi è una presenza costante di migliaia di turisti e di persone cha hanno a Siena la propria sede di lavoro. La proposta diun’aggregazione tra Siena e Grosseto e la conseguente perdita del capoluogo per la nostra Provincia è inaccettabile, perché si basa solo su criteri numerici, senza valutare gli elementi storici, sociali ed economici e non tiene conto delle implicazioni negative per i cittadini”.
I 35 sindaci firmatari dell’appello. Roberto Bozzi (Castelnuovo Berarenga); Roberto Machetti (Trequanda); Giordano Santoni (Torrita di Siena); Alessandro Masi (Sovicille); Maurizio Botarelli (Sinalunga); Francesco Landi (Sarteano); Roberto Rappuoli (San Quirico d’Orcia); Michele Boscagli (San Giovanni d’Asso); Giacomo Bassi (San Gimignano); Franco Picchieri (San Casciano dei Bagni); Emiliano Spanu (Rapolano Terme); Emiliano Bravi (Radicondoli); Massimo Magrini (Radicofani); Alessandro Aterini (Radda in Chianti); Lucia Coccheri (Poggibonsi); Fabrizio Fè (Pienza); Fabrizio Agnorelli (Piancastagnaio); Antonio Loia (Murlo); Sandra Becucci (Monticiano); Jacopo Armini (Monteroni d’Arbia); Bruno Valentini (Monteriggioni); Andrea Rossi (Montepulciano); Silvio Franceschelli (Montalcino); Michele Pescini (Gaiole in Chianti); Paolo Brogioni (Colle di Val d’Elsa); Stefano Scaramelli (Chiusi); Ivano Minocci (Chiusdino); Gabriella Ferranti (Chianciano Terme); Fabio Di Meo (Cetona); Marcello Bonechi (Castellina in Chianti); Piero Pii (Casole d’Elsa); Marco Mariotti (Buonconvento); Jacopo Pianigiani (Asciano); Lorenzo Avanzati (Abbadia San Salvatore); Fabio Savelli (Castiglione d’Orcia).