Contatti con eventuali partner esterni si dovranno concretizzare per non disperdere il patrimonio di ricerca
SIENA. Siena Biotech, a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dai lavoratori a mezzo stampa, nonché dall’On. Marisa Nicchi e dalla senatrice Alessia Petraglia di Sel per cui “la chiusura della Biotech avrebbe gravissime conseguenze sulla salute di migliaia di persone affette dal morbo di Huntington. Se chiude la Biotech, si uccide la speranza di questi malati”, precisa che – come risulta già da atti ufficiali a disposizione del liquidatore – durante lo studio della molecola per la malattia di Huntington, in corso da circa sette anni e con l’impiego di ingenti risorse, sono state sviluppate le fasi di studio su cavie, volontari sani e pazienti che hanno consentito di individuare un’ipotesi di farmaco. Resta ancora da sviluppare la fase III, vale a dire un’ulteriore fase di sperimentazione sull’effettiva capacità del farmaco stesso di curare la malattia, della durata di circa tre anni, con un investimento di alcune decine di milioni di euro. Fase che è caratterizzata da un elevato rischio di insuccesso scientifico: i risultati ottenuti potrebbero, infatti, non consentire l’ulteriore completamento dello sviluppo per l’effettiva produzione del farmaco.
Si rende pertanto indispensabile l’intervento di un partner esterno dotato di adeguate strutture e risorse finanziarie.
La società è impegnata già da due anni nella ricerca di un partner e, attualmente, si stanno sviluppando ulteriormente alcuni contatti, che se avranno esito positivo, consentiranno di non disperdere il patrimonio scientifico fin qui acquisito nella lotta alla malattia neurodegenerativa di Huntington.