SIENA. Affluenza alle urne per il referendum decisamente sconfortante. E peraltro in linea con il resto dell'Italia. La percentuale dei votanti in provincia di Siena è andata da un minimo di 14,61 per cento registrato a Radicofani ad un 29,43 per cento di votanti registrato a Trequanda. Siena città si è attestata sul 18,67 per cento.
Questi i dati ufficializzati dalla Prefettura in merito al primo dei tre quesiti presentanti agli elettori. Percentuali leggermente più basse ha fatto registrare il secondo questito mentre meglio è andata per il terzo quesito – quello più chiaro, per indendersi, che permetteva di abrogare la norma secondo cui uno stesso candidato si poteva presentare contemporaneamente in più circoscrizioni. In questo caso le percentuali hanno fatto registrare valori simili al primo quesito, a volte anche superandoli.
La percentuale totale di votanti in tutta la provincia à stata del 20,10 per cento per i due primi quesiti e del 20,56 per cento per il terzo quesito.
Al termine degli scrutini il "Si" in tutti e tre i casi è risultato vincente: i favorevoli all'abrogazione del premio di maggioranza ad una coalizione alla Camera ha raggiunto quota 82,95 per cento. Nel secondo quesito che riguardava l'abrogazione del premio di maggioranza alla coalizione di liste vincente al Senato, la percentuale dei favorevoli è stata dell'83,11 per cento. Schiacciante il numero dei favorevoli all'abrogazione della legge sulla "candidatura multipla" che si è attestato alla percentuale del 91,97 per cento.
Oltre 43 mila persone sono andate a votare solo in provincia di Siena: una percentuale bassa ma che pure, in un Paese democratico dovrà avere un peso nelle decisioni future del Governo. Un Governo che intende cambiare la legge elettorale anche se non è stato ancora possibile sapere come.
Molti politici, in queste ore, si stanno interrogando sulla validità dello strumento referendario: se sia necessario abbassare il quorum piuttosto che riconsiderare la modalità di interrogazione ai cittadini.
Altri politici si sono lamentati della scarsa comunicazione referendaria e della poca voglia di rendere partecipi gli elettori sui veri motivi che avrebbero dovuto spingere al voto.
In questo marasma di considerazioni resta un dato poco incoraggiante: la distanza sempre più marcata tra la politica autoreferenziata ed i cittadini che, davanti ad un evento di partecipazione come il referendum hanno preferito astenersi. Probabilmente traditi dai tre quesiti proposti che, di fatto, ignoravano i veri problemi di una legge elettorale bocciata senza appello da più parti.
Questi i dati ufficializzati dalla Prefettura in merito al primo dei tre quesiti presentanti agli elettori. Percentuali leggermente più basse ha fatto registrare il secondo questito mentre meglio è andata per il terzo quesito – quello più chiaro, per indendersi, che permetteva di abrogare la norma secondo cui uno stesso candidato si poteva presentare contemporaneamente in più circoscrizioni. In questo caso le percentuali hanno fatto registrare valori simili al primo quesito, a volte anche superandoli.
La percentuale totale di votanti in tutta la provincia à stata del 20,10 per cento per i due primi quesiti e del 20,56 per cento per il terzo quesito.
Al termine degli scrutini il "Si" in tutti e tre i casi è risultato vincente: i favorevoli all'abrogazione del premio di maggioranza ad una coalizione alla Camera ha raggiunto quota 82,95 per cento. Nel secondo quesito che riguardava l'abrogazione del premio di maggioranza alla coalizione di liste vincente al Senato, la percentuale dei favorevoli è stata dell'83,11 per cento. Schiacciante il numero dei favorevoli all'abrogazione della legge sulla "candidatura multipla" che si è attestato alla percentuale del 91,97 per cento.
Oltre 43 mila persone sono andate a votare solo in provincia di Siena: una percentuale bassa ma che pure, in un Paese democratico dovrà avere un peso nelle decisioni future del Governo. Un Governo che intende cambiare la legge elettorale anche se non è stato ancora possibile sapere come.
Molti politici, in queste ore, si stanno interrogando sulla validità dello strumento referendario: se sia necessario abbassare il quorum piuttosto che riconsiderare la modalità di interrogazione ai cittadini.
Altri politici si sono lamentati della scarsa comunicazione referendaria e della poca voglia di rendere partecipi gli elettori sui veri motivi che avrebbero dovuto spingere al voto.
In questo marasma di considerazioni resta un dato poco incoraggiante: la distanza sempre più marcata tra la politica autoreferenziata ed i cittadini che, davanti ad un evento di partecipazione come il referendum hanno preferito astenersi. Probabilmente traditi dai tre quesiti proposti che, di fatto, ignoravano i veri problemi di una legge elettorale bocciata senza appello da più parti.