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di Augusto Mattioli
SIENA. E’ una situazione molto problematica quella descritta da Rita Barbera, direttore del carcere di San Gimignano nel corso della cerimonia per la festa della polizia penitenziaria svoltasi in piazza Santo Spirito.
Aumento dei detenuti, molti dei quali appartenenti a classi sociali deboli che non ce la fanno a far fronte alla crisi economica, organici insufficienti, problemi per l’incolumità del personale, un lavoro in continua emergenza, i temi affrontati. Molti dei quali sono stati oggetto della forte protesta dei qualche mese fa degli agenti di San Gimignano che rivendicano migliori condizioni di lavoro in particolare sulla carenza di personale. Attualmente, nel carcere valdelsano vivono 357 detenuti di cui 152 stranieri contro un terzo delle presenze del personale. “Un numero – ha sottolineato Barbera che lascerà l’incarico di San Gimignano per tornare nella sua sede in Sicilia – assolutamente insufficiente rispetto all’espletamento delle mansioni legate alla funzione della pena che oltre al carattere affittivo, ha anche un carattere rieducativo”. Dalle sue considerazioni nelle quali ha dato atto dell’impegno degli uomini della polizia penitenziaria, delle loro organizzazioni sindacali e anche delle istituzioni locali per la soluzione dei problemi al tappeto, si capisce come gli ultimi dodici mesi siano stati molto difficili a sia di un “aumento esponenziale”delle presenze di detenuti sia di una “drammatica carenza” di personale che ha portato “ad una situazione di cui vedeva difficilissima la soluzione. L’intervento non certo diplomatico di Barbera fa emergere una realtà di lavoro faticoso, di tensioni, dovute al rapporto soprattutto con i detenuti stranieri.
“Una presenza – ha sottolineato il direttore – che ha modificato comportamenti e di conseguenze anche le modalità di approccio della polizia penitenziaria con culture diverse che devono coattivamente stare insieme e di cui non conoscono radici, tradizioni, il modo di pensare e di essere”.
Nelle considerazioni di Barbera è entrata anche la crisi economica che rende più difficile vivere A chi appartiene a classi sociali deboli “di cui fanno parte molti detenuti. Questo impone risposte a bisogni primari che dovrebbero essere soddisfatti ma che non trovano soluzioni adeguate per carenza di risorse economiche”.
SIENA. E’ una situazione molto problematica quella descritta da Rita Barbera, direttore del carcere di San Gimignano nel corso della cerimonia per la festa della polizia penitenziaria svoltasi in piazza Santo Spirito.
Aumento dei detenuti, molti dei quali appartenenti a classi sociali deboli che non ce la fanno a far fronte alla crisi economica, organici insufficienti, problemi per l’incolumità del personale, un lavoro in continua emergenza, i temi affrontati. Molti dei quali sono stati oggetto della forte protesta dei qualche mese fa degli agenti di San Gimignano che rivendicano migliori condizioni di lavoro in particolare sulla carenza di personale. Attualmente, nel carcere valdelsano vivono 357 detenuti di cui 152 stranieri contro un terzo delle presenze del personale. “Un numero – ha sottolineato Barbera che lascerà l’incarico di San Gimignano per tornare nella sua sede in Sicilia – assolutamente insufficiente rispetto all’espletamento delle mansioni legate alla funzione della pena che oltre al carattere affittivo, ha anche un carattere rieducativo”. Dalle sue considerazioni nelle quali ha dato atto dell’impegno degli uomini della polizia penitenziaria, delle loro organizzazioni sindacali e anche delle istituzioni locali per la soluzione dei problemi al tappeto, si capisce come gli ultimi dodici mesi siano stati molto difficili a sia di un “aumento esponenziale”delle presenze di detenuti sia di una “drammatica carenza” di personale che ha portato “ad una situazione di cui vedeva difficilissima la soluzione. L’intervento non certo diplomatico di Barbera fa emergere una realtà di lavoro faticoso, di tensioni, dovute al rapporto soprattutto con i detenuti stranieri.
“Una presenza – ha sottolineato il direttore – che ha modificato comportamenti e di conseguenze anche le modalità di approccio della polizia penitenziaria con culture diverse che devono coattivamente stare insieme e di cui non conoscono radici, tradizioni, il modo di pensare e di essere”.
Nelle considerazioni di Barbera è entrata anche la crisi economica che rende più difficile vivere A chi appartiene a classi sociali deboli “di cui fanno parte molti detenuti. Questo impone risposte a bisogni primari che dovrebbero essere soddisfatti ma che non trovano soluzioni adeguate per carenza di risorse economiche”.