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ABBADIA SAN SALVATORE. “L’intervento in Via delle Cantine è conforme agli strumenti urbanistici, senza alcuna volontà di perdere o di sminuire il patrimonio storico e paesaggistico legato a questa zona di Abbadia San Salvatore, che, invece, merita di essere riscoperto e valorizzato”. Inizia così una nota del Comune badengo sui lavori in corso nella storica via per la realizzazione di un garage al posto di uno degli anfratti usati per decenni come cantine.
“L’intervento – continua la nota – prevede un recupero funzionale di una piccola cantina, che avrà una diversa destinazione d’uso mantenendo inalterato il muro di cinta e la sovrastante gradonatura in pietra. Sul fronte esterno, il muro sarà ricostruito in pietra di trachite. Il garage sarà interrato con almeno cinquanta centimetri di terreno vegetale per mitigare l’impatto e la porta di ingresso dovrà essere di dimensioni contenute, realizzata in legno di castagno e con una forma e una dimensione nel rispetto di quanto previsto dalle norme di arredo del centro storico attualmente in vigore”.
“Via delle Cantine – aggiunge ancora la nota citando la storia del luogo – rappresenta un patrimonio storico per Abbadia San Salvatore. Nel 1825 la carta storica del catasto Lorenese la classificava come Via di Radicofani, visto il collegamento con il castello di Radicofani attraverso Via del Moro, antico tracciato che costeggiava il centro abitato di Abbadia e che si estendeva verso nord, attraverso i crinali di colli coltivati. Il toponimo di Via delle Cantine è nato a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale, ed è legato alla realizzazione, tra il 1918 e il 1930, di cunicoli bui, umidi e senza ventilazione, che furono scavati sotto le mura del castello dell’Abbadia per conservare e nascondere le derrate alimentari”.
“Oggi – conclude la nota – queste cantine, nella maggior parte dei casi, non vengono più utilizzate per la conservazione dei cibi, anche a causa delle condizioni igieniche non ottimali e non più consentite dalla normativa igienico-sanitaria. Una loro diversa destinazione d’uso, quindi, può permettere di recuperare queste strutture e di dare loro nuova vita, riscoprendo anche il valore storico dell’area. Non si comprende, quindi, la polemica sorta solo con fini strumentali e senza alcuna riflessione costruttiva per riscoprire un’area che merita di essere recuperata, anche con destinazioni d’uso diverse da quelle originali”.
“L’intervento – continua la nota – prevede un recupero funzionale di una piccola cantina, che avrà una diversa destinazione d’uso mantenendo inalterato il muro di cinta e la sovrastante gradonatura in pietra. Sul fronte esterno, il muro sarà ricostruito in pietra di trachite. Il garage sarà interrato con almeno cinquanta centimetri di terreno vegetale per mitigare l’impatto e la porta di ingresso dovrà essere di dimensioni contenute, realizzata in legno di castagno e con una forma e una dimensione nel rispetto di quanto previsto dalle norme di arredo del centro storico attualmente in vigore”.
“Via delle Cantine – aggiunge ancora la nota citando la storia del luogo – rappresenta un patrimonio storico per Abbadia San Salvatore. Nel 1825 la carta storica del catasto Lorenese la classificava come Via di Radicofani, visto il collegamento con il castello di Radicofani attraverso Via del Moro, antico tracciato che costeggiava il centro abitato di Abbadia e che si estendeva verso nord, attraverso i crinali di colli coltivati. Il toponimo di Via delle Cantine è nato a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale, ed è legato alla realizzazione, tra il 1918 e il 1930, di cunicoli bui, umidi e senza ventilazione, che furono scavati sotto le mura del castello dell’Abbadia per conservare e nascondere le derrate alimentari”.
“Oggi – conclude la nota – queste cantine, nella maggior parte dei casi, non vengono più utilizzate per la conservazione dei cibi, anche a causa delle condizioni igieniche non ottimali e non più consentite dalla normativa igienico-sanitaria. Una loro diversa destinazione d’uso, quindi, può permettere di recuperare queste strutture e di dare loro nuova vita, riscoprendo anche il valore storico dell’area. Non si comprende, quindi, la polemica sorta solo con fini strumentali e senza alcuna riflessione costruttiva per riscoprire un’area che merita di essere recuperata, anche con destinazioni d’uso diverse da quelle originali”.