L'unica misura è la riduzione degli animali, ma Firenze va al rallentatore
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di Andrea Pagliantini
GAIOLE IN CHIANTI. Il comune di Gaiole cerca di rendere la vita possibile agli agricoltori, tentando di tappare le falle di chi ha il potere e le competenze per arginare il problema ma, nei fatti, non mette in atto l’unica cosa possibile per rendere la vita possibile a chi coltiva: la drastica riduzione del numero degli ungulati che affollano le campagne.
La Regione Toscana, così rapida nel creare la norma per far riedificare i capanni dei cinghialai fatti abbattere dalla forestale come abusi edilizi, così prodiga nel limitare la presenza del lupo per i danni agli allevamenti, diventa sonnolenta quando si tratta di far applicare le norme sulla gestione del cinghiale. Così lenta e faraginosa che si inventa nuove norme per il contenimento degli ungulati e intanto prende e perde tempo per risolvere il problema.
L’abbrutimento del paesaggio che ha subito il Chianti con le recinzioni è dovuto ad un problema che non si vuole affrontare.
Il Comune di Gaiole fa ciò che può su una questione su cui non ha competenze per permettere alle aziende di sopravvivere e permettere loro di avere una toppa legale sul come chiudersi in casa, ma l’origine del tutto si chiama cinghiale, daino, cervo e finchè la Regione non si adopera seriamente per ridurre il numero di questo bestiame allevato nei boschi, il tema sarà sempre caldo e gli animi esasperati.