PIENZA. Ne volete ancora una? Era passata la mezzanotte da un pezzo quando Uccio Aloisi, il più importante cantore vivente del Salento, dal microfono continuava a stregare il pubblico di Pienza e ad accontentarlo con altri brani e stornelli, al ritmo riconoscibile della taranta, ma anche delle mazurche, o del mediterraneo sirtachi. Come nelle campagne della profonda Puglia ma anche della Valdorcia fino a qualche anno fa, l'arrivo del musicante era sinonimo di festa, di ballo, di divertimento, di scoppi di amori estivi.
Così quell'antica magia si è ricreata venerdì scorso in piazza Pio II per l'apertura del Festival della Valdorcia. La notte della Taranta a Pienza è stata una serata che non ti aspetti, che ti rimanda indietro di anni e ti lascia riassaporare morsi di una vita rurale, fatta di sofferenze, della fatica dei campi ma, quando calava il sole, anche di feste, voglia di divertimento e di storie. Tutte al ritmo indiavolato della pizzica. Tornata fortunatamente di attualità, grazie al festival di Melpignano, questa musica tradizionale, folk si sarebbe detto un tempo, ha giustamente contagiato i giovani che possono così tornare a riscoprire e conoscere l'Italia rurale che non c'è più. Come quando il menestrello, con la chitarra, la fisarmonica, o con i tamburelli, girava per i poderi, o le masserie del sud e aveva solo l'obiettivo di far divertire e far dimenticare le durezze di una vita agra e dura. E alla fine della serata, se ancora c'era energia in giro chiedeva al suo pubblico: ne volete ancora una? E la notte si faceva sempre più piccola. E memorabile come quella di Pienza.