di Silvana Biasutti
MONTALCINO. Chi si lascia sedurre dall’idea di scappare a Montalcino – per un fine settimana o per una vacanza più lunga – ha sempre modo di congratularsi con sé stesso per la scelta indovinata.
Non c’è solo il famoso vino, sulla collina più famosa d’Italia, anche se per i conoscitori e per gli apprendisti stregoni lui, da solo, già basterebbe.
Ma sempre più persone legano d’istinto le variegate e molteplici seduzioni brunellesche a un paesaggio che le genera e le custodisce.
La scorsa domenica 5 giugno e il lunedì 6, quel fremito speciale – che i più sensibili avvertono in particolare a Montalcino – ha avuto una sensibile accelerazione, con l’arrivo e la reunion di un nutrito gruppo di produttori provenienti da tutta Europa: Spagna, Francia, Germania, Slovenia, Grecia, Georgia, Austria e … Italia ovviamente, e … Toscana e Montalcino, altrettanto ovviamente. In sintesi, “Tutto in un sorso”.
È stato un incontro festoso, una festa, un riconoscersi dopo un tempo difficile per tornare ad assaggiare i reciproci pensieri; un’aria di pace e di solidarietà senza negare i problemi del mondo né i propri, ma rinnovando la voglia di continuare un cammino in cui non si arriva mai, ma si cerca sempre – mettendo alla prova passione e talento e vini degni di tanto incontro -.
È successo all’Osservanza, un toponimo perfettamente calzante all’idea dell’incontro. E sono arrivati anche centinaia di amici, che esiterei a chiamare clienti, tantomeno consumatori; l’idea, inevitabile, di consumo è superata dal modo di fare rete – una rete in cui s’impiglia felicemente il gusto di chi ha voglia di natura e di conoscenza.
È una rete che porta attenzione a tutto il mondo del vino – stimola il racconto e ne sottolinea le diversità non omologabili, perché ogni passione è una storia personalissima e ogni storia è una bottiglia che te la racconta quando l’assaggi.
Come la bottiglia di Champagne Charlot stappata en plein air, nel pomeriggio di lunedì dal suo vignaiolo impaziente di raccontarmi la sua storia d’amore.