TORRITA DI SIENA. "Anche la Pubblica Amministrazione deve rispettare le leggi e nel caso in cui non lo facesse, gli Amministratori dovrebbero abbandonare gli atteggiamenti di arroganza politica e trattare con chi gli dà la possibilità di farlo, come è successo sia in questo che in tantissimi altri casi, senza snobbare i cittadini". Con queste parole il capogruppo del PdL di Torrita di Siena, Gianni Di Stasio, commenta la sentenza n. 231 del 2008- causa iscritta al n. 571/2004 che risolve un contenzioso tra alcuni cittadini di Montefollonico, l'Amministrazione comunale di Torrita di Siena e la società NUove Acque.
La vicenda, cominciata nel lontano 1999 è terminata con una sentenza che ha dato ragione ai cittadini e che ha "punito" l'Amministrazione pubblica con una ammenda di circa 60mila euro.
IL capogruppo del PdL, Giovanni Di Stasio che qualche anno fa sostenne la battaglia di questi cittadini, dandone anche notizia ai giornali, ha continuato a seguire la vicenda ed oggi informa di quanto ottenuto dai torritesi che avevano intentato causa al Comune.
Di Stasio riporta anche stralci della sentenza: "Innanzi tutto va inibito alle parti convenute il versamento nel fossato delle acque reflue dell’impianto di depurazione, finché le acque stesse non siano adeguatamente trattate a norma di legge e di tecnica e non siano realizzati lavori atti ad impedire la tracimazione della acque stesse nel fondo degli attori”. "Nella sentenza le suddette acque sono definite “materia fecale” precisa Di Stasio.
“Le non opposizioni alla realizzazione di opere pubbliche non consentono alla Pubblica Amministrazione di invadere o danneggiare l’altrui proprietà, salvo l’assoggettamento preventivo dei beni a procedure ablatorie” si legge ancora nella sentenza.
Il fatto, raccontato nei dettagli, da Di Stasio: "nel lontano 1999, nelle campagne verso il Montefollonico, i proprietari di un fondo si accorsero che sulla loro proprietà veniva mandato a scorrimento del “MATERIALE FECALE” come viene definito in sentenza. Queste persone, che secondo noi hanno avuto una correttezza ed una pazienza grandissima, per ben 5 anni hanno cercato di risolvere il problema in modo pacifico, ma siccome sia Nuove Acque che i nostri Amministratori continuavano a non ascoltarli, il giorno 13-Maggio-2004 si sono visti costretti a rivolgersi al tribunale di Montepulciano per veder rispettati i loro sacrosanti diritti. Questa situazione è passata per le mani di tre amministrazioni. Perché è stato condannato anche il comune se il gestore è Nuove Acque? La responsabilità è anche del Comune perché, in qualità di proprietari delle condotte, i nostri amministratori avrebbero dovuto controllare affinché il gestore, cioè Nuove Acque,non procurasse danni a terzi".
"Nuova parentesi necessaria – aggiunge Di Stasio – le nomine sia dei consigli di amministrazione delle A.T.O. che delle società partecipate è di competenza delle Amministrazioni e gli Amministratori sarebbero anche preposti al controllo, quindi chi nomina e chi controlla sono gli stessi soggetti, ecco perché poi si arriva nei tribunali e si bruciano i soldi dei contribuenti, i quali per pagare fanno tantissimi sacrifici".
"Abbiamo chiesto da circa tre mesi l’elenco di tutte le cause che il Comune ha in atto con i cittadini – conclude infine il capogruppo del PdL – il tempo massimo di consegna che ammette la legge è di trenta giorni: non ci hanno ancora risposto; a chi ci dobbiamo rivolgere per veder rispettata la legge? Nonostante questi comportamenti siamo riusciti però a ricostruire qualcosa: se tutte le cause verranno perse, cosa possibilissima, al Comune(badate al Comune non agli Amministratori) toccherà sborsare circa 4 miliardi delle vecchie lire. Ad oggi, anche se ci sono sì appelli e ricorsi in atto, cioè il problema è rimandato, le somme da pagare superano abbondantemente il miliardo delle vecchie lire".