di Andrea Pagliantini
GAIOLE IN CHIANTI. Il triangolo del “pericolo di crollo”, si compone del citato Molinlungo, della millenaria San Piero in Avenano e della non meno recente Pieve di Spaltenna, fino al 1968, facenti parte della galassia Ricasoli e, da quella data, di proprietà della Viticola Toscana.
Il tempo e l’abitudine finiscono per rendere consuetudine il passare (senza guardare) davanti a un ex nucleo abitato con una falegnameria, che serviva la Fattoria di Meleto, magazzini, un’officina, la casa del guardiacaccia (datata 1925) e una immensa tinaia, dove i contadini dei poderi portavano la loro uva a vinificare fin dai tempi della mezzadria.
Suoni che si sovrapponevano, come colpi di martello sull’incudine, raspe e pialle sulle tavole di legno, il dondolare dei carri, il suono intenso del primo Bubba, carri, barili, poi vasche di cemento in fermentazione, voci, persone, aneddoti, orti.
L’eco di tutto questo in un passato neanche troppo lontano, prima che tegole e correnti toccassero il suolo, la pioggia e la neve sgretolassero muri, edera e indifferenza, facessero il resto. All’ingresso dell’abitato di Gaiole succede tutto questo.