di Giorgio Mancini
SAN GIMIGNANO. Quando si dice che la mamma degli stupidi è sempre incinta…
Per oltre due ore, in un pomeriggio ancora caldo e assolato di mezzo ottobre, tre uomini che parlavano in albanese, in un vicolo del centro di San Gimignano, a due passi da piazza del Duomo, hanno messo a rischio la loro vita e l’incolumità degli ignari passanti, cercando di montare una parabola televisiva, dopo essersi arrampicati sui tetti di alcune case. Nessuna protezione, nessun ponteggio, nessuna imbracatura, anzi, lanciando dal tetto utensili e altri oggetti al “collega” rimasto nella strada, dove continuava, tra l’altro, a giocare con una bambina. Una lunga sequenza di fotografie ha immortalato tutti i passaggi del lavoro, durato, peraltro senza essere portato a termine, per oltre due ore, da prima delle quindici a dopo le diciassette, sempre col rischio di fare un volo dai tetti e sfracellarsi in strada.
Ogni giorno si muore per infortuni sul lavoro, e anche le tre più alte cariche dello Stato sono scese in campo per dire “basta” alle continue tragedie. Si parla di una priorità assoluta e di un impegno costante, che deve spingere tutti verso una maggiore attenzione e precauzione. A questa emergenza sociale, che offende la coscienza di ognuno di noi, ed impone a tutte le istituzioni un deciso impegno, bisogna porvi urgentemente fine. Ma tutto questo probabilmente non serve: anche a San Gimignano, la città delle belle torri, riconosciuta come patrimonio mondiale dell’Unesco, si gioca, come documentano le foto, sulla propria vita e su quella degli altri, senza le minime precauzioni e con la massima incoscienza e disinvoltura.
Non è la prima volta, però, che tutto questo avviene. In più di una occasione la stampa ha denunciato e illustrato questi fatti. Imprese che non rispettano le norme antinfortunistiche. Niente elmetti, cinture, guanti, né occhiali protettivi indossati dagli operai. Sui ponteggi i cartelli in bella vista ricordano le norme con chiare immagini, ma pochi le rispettano e troppo pochi le fanno rispettare. Un fenomeno che deve essere sanzionato pesantemente, senza comportarsi come le tre scimmiette.
SAN GIMIGNANO. Quando si dice che la mamma degli stupidi è sempre incinta…
Per oltre due ore, in un pomeriggio ancora caldo e assolato di mezzo ottobre, tre uomini che parlavano in albanese, in un vicolo del centro di San Gimignano, a due passi da piazza del Duomo, hanno messo a rischio la loro vita e l’incolumità degli ignari passanti, cercando di montare una parabola televisiva, dopo essersi arrampicati sui tetti di alcune case. Nessuna protezione, nessun ponteggio, nessuna imbracatura, anzi, lanciando dal tetto utensili e altri oggetti al “collega” rimasto nella strada, dove continuava, tra l’altro, a giocare con una bambina. Una lunga sequenza di fotografie ha immortalato tutti i passaggi del lavoro, durato, peraltro senza essere portato a termine, per oltre due ore, da prima delle quindici a dopo le diciassette, sempre col rischio di fare un volo dai tetti e sfracellarsi in strada.
Ogni giorno si muore per infortuni sul lavoro, e anche le tre più alte cariche dello Stato sono scese in campo per dire “basta” alle continue tragedie. Si parla di una priorità assoluta e di un impegno costante, che deve spingere tutti verso una maggiore attenzione e precauzione. A questa emergenza sociale, che offende la coscienza di ognuno di noi, ed impone a tutte le istituzioni un deciso impegno, bisogna porvi urgentemente fine. Ma tutto questo probabilmente non serve: anche a San Gimignano, la città delle belle torri, riconosciuta come patrimonio mondiale dell’Unesco, si gioca, come documentano le foto, sulla propria vita e su quella degli altri, senza le minime precauzioni e con la massima incoscienza e disinvoltura.
Non è la prima volta, però, che tutto questo avviene. In più di una occasione la stampa ha denunciato e illustrato questi fatti. Imprese che non rispettano le norme antinfortunistiche. Niente elmetti, cinture, guanti, né occhiali protettivi indossati dagli operai. Sui ponteggi i cartelli in bella vista ricordano le norme con chiare immagini, ma pochi le rispettano e troppo pochi le fanno rispettare. Un fenomeno che deve essere sanzionato pesantemente, senza comportarsi come le tre scimmiette.