FIRENZE. Legambiente ha organizzato oggi (27 agosto) un incontro per discutere del problema della moria di api che ha gravemente colpito il settore. E che – secondo le vaire associazioni – è legato all'utilizzo di pesticidi a base di nicotinoidi, trattamenti chimici utilizzati per la concia delle sementi.
In Toscana i danni si sono avuti soprattutto in Valdichiana, Val di Merse, Maremma ed Empolese-Valdelsa, le zone in cui l'agricoltura è più intensiva. Si salvano invece le aree montane con tipica produzione di mieli di castagno. Gli apicoltori toscani hanno riscontrato una diminuzione del 24% nel numero di arnie. In Toscana nel 2007 erano registrate alla USL 87.449 arnie. Oggi sono solo 66.461. Ogni arnia consta circa di 20.000 api e produce circa 30kg di miele all'anno: la perdita di 21mila arnie tra il 2007 ed il 2008
porta quindi in Toscana ad una danno diretto di un milione di euro. Danni non così gravi come nelle regioni padane, ma comunque ingenti e preoccupanti dal punto di vista ambientale e produttivo. Tutti dati, questi, che saranno al centro del consueto appuntamento annuale per gli apicoltori che si terrà dal 12 al 14 settembre a Montalcino, la 'Settimana del Miele'.
“Ogni anno – ha spiegato Ermete Realacci, Ministro dell'ambiente del Governo Ombra del Pd, che a fine giugno aveva presentato un'interrogazione parlamentare sul tema – vengono segnalati un numero crescente di casi di morie di intere colonie di api e sarebbe un errore pensare a questo fenomeno come un problema che riguarda solo gli insetti e gli apicoltori. Le api, infatti, oltre a rappresentare un indicatore molto sensibile dell’equilibrio ambientale, contribuiscono per l’80% all’impollinazione delle coltivazioni che costituiscono un terzo della nostra alimentazione, per un valore stimato pari a 2,5 miliardi di euro all’anno in Italia e ben 10 miliardi di euro all’anno nel mondo. Oltre che la maggior parte delle piante da frutto, dipendono dall’azione impollinatrice delle api anche la produzione delle colture foraggere fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento”.
Dopo forti pressioni dal mondo dell'apicoltura, dell'agricoltura e degli ambientalisti, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha convocato un tavolo per affrontare l'argomento. Alla prima riunione, il 22 aprile 2008, si era stabilito che il MIPAAF si impegnasse a raccogliere e valutare al più presto tutti i dati disponibili sull'impatto dei neonicotinoidi; purtroppo le associazioni non possono dirsi soddisfatte dell'esito dell'ultimo incontro, quello del 29 luglio. La Commissione Ministeriale italiana per l’autorizzazione degli agrofarmaci non ha ancora preso atto della dannosità di certe sostanze e ha anzi stabilito di far ripetere ad un istituto dello Stato uno studio a conferma della veridicità del fenomeno, quando invece è dal 2002 che gli apicoltori documentano la strage con prove di campo.
Nel frattempo i pesticidi killer si potranno continuare ad usare.
"La Francia, che rimane il primo paese europeo produttore di mais, ha messo al bando da tempo i pesticidi ritenuti responsabili della moria delle api; recentemente e senza troppi indugi la stessa Germania (il paese della Bayer) e la Slovenia hanno deciso di sospendere l'uso delle molecole incriminate perchè hanno riscontrato una spaventosa impennata dei decessi in conseguenza ai trattamenti con gli agrofarmaci. E’ ora che si riveda, radicalmente, la procedura d’autorizzazione dei prodotti fitosanitari – ha rivendicato Hubert Ciacci, presidente dell'A.S.G.A – Non ci si può limitare alla constatazione degli effetti a breve periodo di mortalità acuta ma occorre studiare l’effetto delle molecole, sia singolarmente e sia in sinergia tra loro, sulle api e sulla vita nel tempo e secondo tutte le variabili possibili! E’ giunta l’ora che vengano considerate tutte le fonti di approvvigionamento delle api quali l’acqua e il polline, in primis quello del mais".
"L'Italia è uno dei Paesi che eccellono per la tipicità e la qualità dei mieli sempre più spesso spese come attrattiva nel turismo eno-gastronomico – ha dichiarato Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana – nonostante le evidenze sulla minaccia alla sopravvivenza delle api comportata dall'utilizzo dei neonicotinoidi, si continua a ritardare la messa al bando di questi veleni volendo ancora approfondire. Non dovrebbe neanche esserci bisogno di scomodare la scienza ed il famoso monito attribuito ad Einstain ("Se l'ape scomparisse dalla faccia della Terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita") per capire che quello che si sta perpetrando è un danno per tutto l'ecosistema, oltre che per il sistema economico, e che la rotta dovrebbe essere invertita quanto prima". Certo che di questo passo rischia di essere uno degli ultimi appuntamenti di questo tipo!
"Il problema però non si limita al mondo dell'apicoltura, quello che sta accadendo è un disastro che colpisce la stessa agricoltura – ha aggiunto Marco Nocci, amministratore del Conapi – la situazione di crisi in California sia di monito: affinché le api, sempre più rare, potessero impollinare, gli agricoltori sono arrivati a pagare 160 dollari ad arnia per avere un alveare sul proprio campo".
Il grido di allarme è univoco e tutti hanno aderito al proclama:"Richiediamo tutti che il Governo decreti la sospensione immediata dell’autorizzazione d’uso dei concianti sistemici a base di neonicotinoidi su tutte le colture d’interesse apistico".
E questa richiesta oggi non è più in semplice ossequio del principio di precauzione, ma nel rispetto degli elementi di evidenza empirica. "I risultati delle analisi sul campo
dimostrano infatti inequivocabilmente l'esistenza della correlazione tra moria di api e questo tipo di pesticidi; vari studi indipendenti inoltre hanno ormai appurato che "l'ubriacatura temporanea" di cui divengono vittime gli insetti colpiti anche da basse dosi di pesticidi, è comunque sufficiente a rendere difficile il loro ritorno all'arnia, con la conclusione che negli alveari restano solo la covata in allevamento e la casta delle giovani api dedite alle cure di casa rendendo impossibile a questi apiari la produzione di miele".