ASCIANO. Gli intonaci di Sant’Agostino, una delle chiese “minori” del capoluogo delle Crete, affidata alle cure della locale Misericordia, nascondevano preziosi affreschi.
La scoperta dei dipinti è stata casuale. In vista dei lavori di rifacimento del tetto, la Misericordia aveva chiesto alla Soprintendenza di effettuare dei saggi sulle pareti, affidati al restauratore Fabrizio Iacopini e al suo staff, autori materiale del ritrovamento.
Per salvaguardare l’incolumità dei curiosi e la sicurezza del cantiere, la chiesa è stata chiusa al pubblico, con esclusione delle funzioni religiose.La notizia si è subito diffusa dando origine a voci e a congetture che, assicura la Soprintendenza di Siena e Grosseto, promotrice della campagna di saggi che ha portato al ritrovamento, non hanno alcun fondamento: “Prima di procedere a qualsiasi proposta di attribuzione – precisa il funzionario di zona, Cecilia Alessi – occorre terminare le operazioni di recupero e studiare le opere nella loro completezza. Un lavoro che, anche procedendo senza interruzioni e con fondi sufficienti, durerà non meno di due anni. Impossibile anche, allo stato attuale, stimare la somma necessaria per l’intervento di restauro. Per ora abbiamo solo effettuato dei saggi che hanno rivelato affreschi databili tra il XIV e il XVI secolo: alcuni, nella zona del presbiterio, particolarmente interessanti, altri di qualità artistica inferiore, probabilmente ex voto realizzati in forma di dipinto. In base agli indizi fin qui raccolti – conclude la dottoressa Alessi – è tuttavia probabile che, sotto lo strato di intonaci del 1955 e di quelli settecenteschi, tutta la chiesa risulti affrescata”.
La scoperta dei dipinti è stata casuale. In vista dei lavori di rifacimento del tetto, la Misericordia aveva chiesto alla Soprintendenza di effettuare dei saggi sulle pareti, affidati al restauratore Fabrizio Iacopini e al suo staff, autori materiale del ritrovamento.
Per salvaguardare l’incolumità dei curiosi e la sicurezza del cantiere, la chiesa è stata chiusa al pubblico, con esclusione delle funzioni religiose.La notizia si è subito diffusa dando origine a voci e a congetture che, assicura la Soprintendenza di Siena e Grosseto, promotrice della campagna di saggi che ha portato al ritrovamento, non hanno alcun fondamento: “Prima di procedere a qualsiasi proposta di attribuzione – precisa il funzionario di zona, Cecilia Alessi – occorre terminare le operazioni di recupero e studiare le opere nella loro completezza. Un lavoro che, anche procedendo senza interruzioni e con fondi sufficienti, durerà non meno di due anni. Impossibile anche, allo stato attuale, stimare la somma necessaria per l’intervento di restauro. Per ora abbiamo solo effettuato dei saggi che hanno rivelato affreschi databili tra il XIV e il XVI secolo: alcuni, nella zona del presbiterio, particolarmente interessanti, altri di qualità artistica inferiore, probabilmente ex voto realizzati in forma di dipinto. In base agli indizi fin qui raccolti – conclude la dottoressa Alessi – è tuttavia probabile che, sotto lo strato di intonaci del 1955 e di quelli settecenteschi, tutta la chiesa risulti affrescata”.
Sant’Agostino fu fondata nel Duecento ed ampliata nel corso del Quattrocento.