L'elusione è più subdola della evasione, spiegano le Fiamme gialle: si tratta di "truccare" abilmente la natura di un’operazione commerciale allo scopo di beneficiare del pagamento di minori imposte. A differenza dell’evasione, essa non si presenta come illegale, in quanto formalmente rispetta le leggi vigenti, ma le aggira nel loro aspetto sostanziale adattando in modo strumentale il motivo per il quale le norme stesse sono state emanate.
Ed è proprio per contrastare tali condotte che gli agenti della Guardia di Finanza hanno messo sotto la loro lente di ingrandimento un’operazione dichiarata al fisco come una mera divisione del capitale della società di Poggibonsi, le cui quote confluivano in tre nuove società riconducibili sempre ai medesimi soci iniziali.
Ed è proprio questa circostanza che ha lasciato qualche sospetto. Per l’esattezza, gli investigatori tributari hanno rilevato che la compagine societaria ha dato vita, in pochi mesi, non solo ad una diversa ripartizione del capitale e nascita di nuove società, ma anche ad una complessa serie di atti giuridici concatenati tra loro finalizzati ad una vera e propria riorganizzazione societaria che ha portato alla costituzione di tre nuove società a cui sono stati ceduti tutti gli immobili della prima.
In altri termini, l’operazione di ricomposizione aziendale non ha riguardato una mera divisione delle quote societarie, operazione sostanzialmente neutra ai fini fiscali, bensì di un trasferimento vero e proprio di valori immobiliari detenuti da una società a favore di altre. In sintesi, si è inteso aggirare le norme ed i divieti previsti dall’ordinamento tributario, ottenendo un indebito risparmio di imposta, avendo nascosto lo scioglimento del vincolo societario e la divisione tra i soci del patrimonio immobiliare, operazione, questa, che sarebbe risultata fiscalmente più onerosa facendo emergere basi imponibili.
Ed proprio sulle enormi plusvalenze non calcolate, determinate dalla differenza tra il valore di acquisito iniziale degli immobili e quello finale (cioè al momento della loro cessione), che si è realizzata l’operazione elusiva. Dinanzi a casi simili, una volta accertata l’assenza di valide ragioni economiche, la normativa tributaria prevede il completo disconoscimento dei benefici fiscali ottenuti aggirando le norme.
Ed è su questa linea che è stata condotta l’attività investigativa tributaria della Guardia di Finanza che ha raccolto una serie di risultanze documentali necessarie a calcolare le maggiori imposte che il contribuente avrebbe dovuto pagare. Al termine di tale ricostruzione contabile è stata constatata un’omessa dichiarazione di elementi reddituali per circa 4 milioni di euro, imposte indirette (IVA) per circa 300.000 euro, nonché altre imposte e tributi miniori (imposte di registro, ipotecarie e catastali) per un valore complessivo pari a circa 500.000 euro.