di Andrea Pagliantini
CASTELNUOVO BERARDENGA. Mentre a Orbetello, la giunta comunale vuole intitolare l’idroscalo al quadrumviro della marcia su Roma, Italo Balbo, a San Gusmè, nel comune di Castelnuovo Berardenga, si rimuove il nome. di un martire della dittatura fascista, quale è stato Giacomo Matteotti, (deputato socialista) rapito a Roma il 10 giugno 1924 (mentre si stava recando a Montecitorio) e di lì a poco ucciso da Amerigo Dumini e dalla sua squadraccia.
Il regime vacillò paurosamente, era sul punto di franare, ma nel momento in cui, in un discorso alla Camera, il Presidente del Consiglio Mussolini, si assunse la responsabilità politica dell’accaduto, si ebbe la percezione che l’Italia, era diventata una dittatura.
Il Cardinale Flaminio del Taja, mite uomo di chiesa, discendente della famiglia proprietaria, fra altre cose, dei terreni e dei casali di Arceno, non ha lasciato nel corso della storia solchi tali che meritino di essere presi a pretesto per soppiantare un martire della libertà e della democrazia quale è Matteotti.
Quando si mette mano alla toponomastica, occorre cautela: togliere un’anonima Via dell’Arco a Villa a Sesta per intitolarla a Gino Strada è una scelta indolore, togliere la storica via Garibaldi a Vagliagli per fare posto a Nilde Jotti (storica presidente della Camera) forse un po’ meno.
Mentre rimuovere il nome di un martire della dittatura come Giacomo Matteotti per fare posto a un cardinale indigeno, possidente terriero, amante sì dell’arte e della giurisprudenza, farebbe indispettire anche il Luca Cava, nell’esercizio delle sue funzioni…. di statua.
Una questione di odonimi, ma anche di vispezza: via, largo, salita, piazza per non avere doppioni nel territorio comunale e mantenere salda la presenza rassicurante di Giacomo Matteotti.