RADDA IN CHIANTI. Demolizione: è questa l’ipotesi più probabile per il Centro di invecchiamento vini. Costruito negli anni 70, mai completato, 50mila metri cubi di cemento armato su un’area di 1,5 ettari immersa nel verde, uno scheletro che deturpa il territorio e impatta il panorama di Radda e di Volpaia, la località nella quale è sorto. Anche questa struttura è passata dallo Stato alla Regione nel 2006. Irrecuperabile alla funzione originaria, per le modificate dinamiche produttive della viticoltura, è stato oggetto di un concorso di idee dopo il passaggio alla Regione.
“Concorso che ha dato frutti difficilmente applicabili – spiega il sindaco Alessandro Laterini -. Ora la proposta di legge regionale vede la cessione gratuita all’amministrazione comunale: per la demolizione ci sono offerte di contributi anche da imprenditori privati”, aggiunge il sindaco. Preoccupa, infatti, anche il costo dell’operazione: “Servirà almeno un milione di euro”. Sembra recuperabile solo la parte destinata agli uffici.
"Ci troviamo in un luogo di delicati equilibri ambientali – dice Ilio Pasqui (Pd) presidente della commissione Affari istituzionali – qualsiasi soluzione dovrà essere pensata con la massima attenzione. La strada più corretta è quella di affidarsi all’amministrazione comunale”.
“La valutazione spetta soprattutto ai tecnici – dice Aldo Manetti (Prc), presidente della commissione Agricoltura – al momento non si vede una possibilità concreta di recupero. Alla Regione tocca l’obbligo del ripristino ambientale”. In un quadro così definito, “c’è da chiedersi se sia opportuno cedere al Comune una struttura destinata a probabile demolizione”; osserva Angela Notaro (An – Pdl).
“Concorso che ha dato frutti difficilmente applicabili – spiega il sindaco Alessandro Laterini -. Ora la proposta di legge regionale vede la cessione gratuita all’amministrazione comunale: per la demolizione ci sono offerte di contributi anche da imprenditori privati”, aggiunge il sindaco. Preoccupa, infatti, anche il costo dell’operazione: “Servirà almeno un milione di euro”. Sembra recuperabile solo la parte destinata agli uffici.
"Ci troviamo in un luogo di delicati equilibri ambientali – dice Ilio Pasqui (Pd) presidente della commissione Affari istituzionali – qualsiasi soluzione dovrà essere pensata con la massima attenzione. La strada più corretta è quella di affidarsi all’amministrazione comunale”.
“La valutazione spetta soprattutto ai tecnici – dice Aldo Manetti (Prc), presidente della commissione Agricoltura – al momento non si vede una possibilità concreta di recupero. Alla Regione tocca l’obbligo del ripristino ambientale”. In un quadro così definito, “c’è da chiedersi se sia opportuno cedere al Comune una struttura destinata a probabile demolizione”; osserva Angela Notaro (An – Pdl).