Autore il docente francese Bruno Queysanne che la frequenta da quasi 50 anni. La presentazione dell’opera nella sala consiliare del Palazzo Comunale
PIENZA. Quando Bruno Queysanne, oggi ottantatreenne, ex Professore di Filosofia dell’architettura all’Università di Grenoble, mise piede per la prima volta a Pienza, era il luglio del 1965; poi vi tornò nel ’68 e da allora l’ha frequentata costantemente, vi ha costruito profondi legami professionali e affettivi e, in quarant’anni, ha portato studenti non solo dall’ateneo francese ma anche da Houston e Los Angeles.
Nella primavera di quest’anno è stata pubblicata l’edizione italiana del libro di Queysanne “Architettura e filosofia. Enigmi teorici” (Gangemi Editore) e Pienza ha voluto omaggiare il prestigioso autore e “l’amico Bruno”, ospitando una presentazione dell’opera che si è tradotta in una nuova occasione di studio, di ricerca ma anche di festa. L’evento si è legato ad un’ulteriore, importante circostanza ovvero il fatto che dei dodici articoli che compongono il saggio, il primo e l’ultimo sono dedicati proprio a Pienza.
Ad organizzare l’incontro, svoltosi nella sala consiliare del Palazzo Comunale, è stata l’Associazione letteraria “Stefano Toscano” di Pienza il cui Presidente, Fabio Pellegrini, è legato a Queysanne da un’antica amicizia nonché comunanza di studi e di pensiero; Pellegrini ha anche curato la traduzione del libro. L’organizzatore è riuscito anche ad assicurarsi la presenza di due eminenti docenti di architettura, entrambi della Sapienza di Roma, il Prof. Franco Purini, che ha dato l’impulso all’opera e ha redatto la prefazione, e il Prof. Ruggero Lenci, che l’ha curata. Figure che, come è stato detto nell’occasione, hanno offerto un contributo importante per ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
“Essere qui, questa sera, tra amici, è un sogno che diventa realtà; sono onorato di essere ricevuto dal Comune di Pienza” ha detto Queysanne, che ha aggiunto “io ho cominciato a pensare all’architettura a Pienza e da allora non ho mai finito”. Lo studioso ha poi rivelato che le ultime ricerche condotte proprio da Fabio Pellegrini sull’edificazione di Pienza, voluta da Pio II e terminata nel 1462, che portano alla luce un percorso tormentato, sofferto, non lineare né immune di atti di forza e di violenza, come indicano le ricostruzioni prevalenti, gli hanno provocato una notte insonne. “La storia è sempre scritta dai vincitori, bisogna trovare il punto di vista dei vinti, allora devo ricominciare la mia tesi”, ha concluso mostrando un entusiasmo, una curiosità, un vigore insospettabili in un uomo in età avanzata.
Nel libro, che rivela la capacità di Queysanne di studiare in modo visionario, con metodo definito “da geografo”, “di vedere le cose cercando di vedere anche quello che non si vede”, Pienza è paragonata a luoghi universalmente noti e frequentati come Roma o San Francisco dove, come nella cittadina della Val d’Orcia, si possono contemporaneamente scrutare il finito e l’infinito, o vedere il profilo delle costruzioni umane stampato sul cielo.
Nel rivolgere il saluto della comunità agli ospiti, la vice-Sindaca con delega alla cultura, Angela Vegni, ha, tra l’altro, legato l’incontro con Queysanne ad uno svoltosi recentemente con Padre Bernardo Gianni che metteva in relazione la poesia di Mario Luzi, capace di rappresentare la bellezza, con la filosofia, strumento espressivo della libertà. A Pienza il terzo polo di questa ideale sequenza che ha appunto nella filosofia l’anello di congiunzione è l’architettura, che incarna l’armonia.
Come ha raccontato Fabio Pellegrini, quando Queysanne cominciò a frequentare Pienza, “in paese, ad accogliere un viaggiatore, c’erano tre osterie: i rari turisti venivano chiamati forestieri. A seguito della damnatio memoriae a cui l’aveva condannata la Chiesa, dopo Pio II, Pienza è stata ignorata per almeno tre secoli. Il risveglio dell’interesse per l’urbanistica rinascimentale c’è stato tra la fine dell’800 ed i primi del ‘900, circostanza che, se da una parte ha rallentato gli studi su una realtà architettonica, sociale, culturale praticamente unica, da un’altra l’ha preservata da certe accelerazioni del progresso, mantenendola integra”.