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di Fabrizio Pinzuti
PIANCASTAGNAIO. Tutta al femminile la parte artistica del palio di Piancastagnaio, sia nel drappellone dipinto da Rosalba Parrini, sia nel "cupello", una specie di masgalano in premio alla contrada che sfila meglio, realizzato dall'artista Cecilia Rigacci, in assonanza e in contemporanea alla mostra di grafica e pittura, esposta nelle sale dell'acqua della Rocca Albobrandesca, "Donne: storia e costume nel percorso dei secoli" di Alda Casini.
A fare le presentazioni, oltre al sindaco Agnorelli e all'assessore Renai, il critico Gilberto Madioni, che, dopo aver ricordato che il palio di Piancastagnaio rappresenta una specie di viatico per il palio di Siena (Franco Fortunato, al quale è stato commissionato il cencio per il prossimo palio dell'Assunta, tre anni fa dipinse il drappellone per il palio della Madonna di San Pietro di Piancastagnaio del 18 agosto), ha ricordato il profilo internazionale della Parrini, e la presenza nella saletta comunale di otto bozzetti preparatori e di altre opere dell'artista. Più in particolare del dipinto ha ricordato l'intensità dei colori, definendolo scenicamente perfetto, e rilevandone il motivo portante nei cavalli. Si tratta di un'opera a portata popolare, attenta alle tradizioni pianesi, con, oltre gli animali, il monte Amiata, la figura della Madonna di San Pietro in alto, diafana, con caratteristiche non ben identificabili, che, spiega l'autrice, "lascia spazio interpretativo a chi si rivolge a lei in preghiera. E' una vergine materna, che tiene in mano un giocattolo da regalare al figlio. La montagna è di un colore inconsueto, lo stesso, commenta la Parrini, che ha quando la vedo al mattino, da Monteaperti. Il terzo elemento è costituito dalle fase concitata della mossa – aspetto tratto direttamente dalla corsa di Piancastagnaio dove la partenza, fondamntale per la carriera, assume aspetti talvolta snervanti – con i cavalli veri protagonisti della corsa, mentre i fantini non hanno un'identità precisa. Infine la varietà dei colori, in cui ogni contradaiolo potrà cogliere un segnale propiziatorio per la vittoria". Decisi elementi di novità anche nel cupello, non più il solito piatto, nel materiale, l'ottone, un lavoro che la stessa autrice Cecilia Rigacci ha definito a quattro mani, essendosi avvalsa anche dell'esperienza e dell'estro di Mauro Cerretani "coltellinaio in Buonconvento" e nella forma, a spirale, con un preciso significato, messo in luce dall'artista stessa: "Chiudere l'evento nel fatto compiuto per lasciare il suo perpetuarsi libero di accadere. Un inizio senza una fine, intrappolato nella trama del tempo che diventa storia, ma ad una condizione, che ritorni ad essere, a riproporsi con la ritualità, e sempre con l'imprevedibilità della sorte. Ciò che l'uomo programma e controlla con la ragione ordinata appartiene a questo mondo, il resto appartiene al destino. E' nell'incognita che troviamo il coraggio di vivere. Ecco perché la spirale: essa è una linea che si avvolge su se stessa, senza fine, che collega incessantemente le due estremità del divenire – evoluzione-involuzione, nascita-morte – rende manifesto il movimento che esce dal punto di origine e lo mantiene prolungandolo all'infinito".
PIANCASTAGNAIO. Tutta al femminile la parte artistica del palio di Piancastagnaio, sia nel drappellone dipinto da Rosalba Parrini, sia nel "cupello", una specie di masgalano in premio alla contrada che sfila meglio, realizzato dall'artista Cecilia Rigacci, in assonanza e in contemporanea alla mostra di grafica e pittura, esposta nelle sale dell'acqua della Rocca Albobrandesca, "Donne: storia e costume nel percorso dei secoli" di Alda Casini.
A fare le presentazioni, oltre al sindaco Agnorelli e all'assessore Renai, il critico Gilberto Madioni, che, dopo aver ricordato che il palio di Piancastagnaio rappresenta una specie di viatico per il palio di Siena (Franco Fortunato, al quale è stato commissionato il cencio per il prossimo palio dell'Assunta, tre anni fa dipinse il drappellone per il palio della Madonna di San Pietro di Piancastagnaio del 18 agosto), ha ricordato il profilo internazionale della Parrini, e la presenza nella saletta comunale di otto bozzetti preparatori e di altre opere dell'artista. Più in particolare del dipinto ha ricordato l'intensità dei colori, definendolo scenicamente perfetto, e rilevandone il motivo portante nei cavalli. Si tratta di un'opera a portata popolare, attenta alle tradizioni pianesi, con, oltre gli animali, il monte Amiata, la figura della Madonna di San Pietro in alto, diafana, con caratteristiche non ben identificabili, che, spiega l'autrice, "lascia spazio interpretativo a chi si rivolge a lei in preghiera. E' una vergine materna, che tiene in mano un giocattolo da regalare al figlio. La montagna è di un colore inconsueto, lo stesso, commenta la Parrini, che ha quando la vedo al mattino, da Monteaperti. Il terzo elemento è costituito dalle fase concitata della mossa – aspetto tratto direttamente dalla corsa di Piancastagnaio dove la partenza, fondamntale per la carriera, assume aspetti talvolta snervanti – con i cavalli veri protagonisti della corsa, mentre i fantini non hanno un'identità precisa. Infine la varietà dei colori, in cui ogni contradaiolo potrà cogliere un segnale propiziatorio per la vittoria". Decisi elementi di novità anche nel cupello, non più il solito piatto, nel materiale, l'ottone, un lavoro che la stessa autrice Cecilia Rigacci ha definito a quattro mani, essendosi avvalsa anche dell'esperienza e dell'estro di Mauro Cerretani "coltellinaio in Buonconvento" e nella forma, a spirale, con un preciso significato, messo in luce dall'artista stessa: "Chiudere l'evento nel fatto compiuto per lasciare il suo perpetuarsi libero di accadere. Un inizio senza una fine, intrappolato nella trama del tempo che diventa storia, ma ad una condizione, che ritorni ad essere, a riproporsi con la ritualità, e sempre con l'imprevedibilità della sorte. Ciò che l'uomo programma e controlla con la ragione ordinata appartiene a questo mondo, il resto appartiene al destino. E' nell'incognita che troviamo il coraggio di vivere. Ecco perché la spirale: essa è una linea che si avvolge su se stessa, senza fine, che collega incessantemente le due estremità del divenire – evoluzione-involuzione, nascita-morte – rende manifesto il movimento che esce dal punto di origine e lo mantiene prolungandolo all'infinito".