POGGIBONSI. In relazione alle ulteriori indagini relative all’omicidio di Armando Jaho, avvenuto la sera del 16 luglio 2009, all’interno del circolo del Dopolavoro ferroviario, condotte in stretta sintonia dalla Procura della Repubblica di Siena e dalla Compagnia Carabinieri di Poggibonsi, questa mattina, i militari della val d’Elsa hanno notificato a Besmir Kollovi, nato in Albania nel 1985, in Italia dal 2000, regolarmente nella nostra Provincia, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Siena.
L'epilogo dell’attività di Polizia Giudiziaria seguita all’omicidio del 16 luglio scorso ha avuto termine questa mattina presso la Casa Circondariale di Bologna, dove i Carabinieri della Compagnia di Poggibonsi hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Kollovi, emessa dal G.I.P. di Siena, che ha concordato interamente con l’attività investigativa dei Carabinieri di Poggibonsi e della Procura della Repubblica di Siena.
Kollovi, come si ricorderà, infatti, si consegnò presso la Questura di Ravenna, all’indomani dell’omicidio, dove si era rifugiato per sfuggire alle ricerche effettuate nell’intera provincia dai Carabinieri dell’intero Comando Provinciale di Siena. Nella circostanza gli era stato notificato un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Siena.
Sempre questa mattina, i Carabinieri hanno notificato al gestore del circolo del Dopolavoro ferroviario il provvedimento di chiusura definitiva dell’attività in seguito alla revoca della licenza emesso dalla Questura di Siena. Il provvedimento, infatti, è scaturito dalle continue segnalazioni inviate alla Questura dalla Compagnia Carabinieri di Poggibonsi e dalle altre Forze dell’ordine presenti nella cittadina valdelsana.
Oltre l’omicidio del 16 luglio, vanno ricordati il tentato omicidio di un cittadino marocchino da parte di un cittadino albanese ed i molteplici arresti eseguiti dai Carabinieri della Compagnia di Poggibonsi per le continue risse.
Durante il lungo periodo di osservazione è emerso con evidenza che il bar era diventato ritrovo abituale di persone pregiudicate e socialmente pericolose, spesso in stato di ubriachezza, alcune delle quali sottoposte a misure di prevenzione da parte dello stesso Questore o ad altri provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria, che in numerosi casi sono state denunciate, sanzionate o arrestate dalle Forze dell’Ordine per i fatti commessi all’interno del locale. Lo stesso circolo, peraltro, era stato oggetto di attenzione da parte della Polizia di Poggibonsi che, nel mese di agosto del 2008, aveva effettuato numerosi accertamenti anche sull’impiego di manodopera clandestina nel locale che portarono alla denuncia di due italiani, M.M. e C.S. di 40 e 28 anni, gestori dell’esercizio, per avere assunto una cittadina straniera, di nazionalità ucraina, clandestina, che venne immediatamente espulsa.
Con questo provvedimento, avente natura cautelare e non sanzionatoria nei confronti del titolare, il Questore intende evitare che la prosecuzione dell’attività possa portare al protrarsi delle condizioni pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica dei cittadini, privando i malviventi di un luogo di abituale aggregazione e, al contempo, facendo loro presente che le frequentazioni degli esercizi in genere, che nel caso specifico hanno compromesso in maniera irreversibile quelli che sono i principi primari del vivere civile della pacifica convivenza e del valore della vita, sono sempre oggetto di attenzione da parte delle Autorità.
L'epilogo dell’attività di Polizia Giudiziaria seguita all’omicidio del 16 luglio scorso ha avuto termine questa mattina presso la Casa Circondariale di Bologna, dove i Carabinieri della Compagnia di Poggibonsi hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Kollovi, emessa dal G.I.P. di Siena, che ha concordato interamente con l’attività investigativa dei Carabinieri di Poggibonsi e della Procura della Repubblica di Siena.
Kollovi, come si ricorderà, infatti, si consegnò presso la Questura di Ravenna, all’indomani dell’omicidio, dove si era rifugiato per sfuggire alle ricerche effettuate nell’intera provincia dai Carabinieri dell’intero Comando Provinciale di Siena. Nella circostanza gli era stato notificato un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Siena.
Sempre questa mattina, i Carabinieri hanno notificato al gestore del circolo del Dopolavoro ferroviario il provvedimento di chiusura definitiva dell’attività in seguito alla revoca della licenza emesso dalla Questura di Siena. Il provvedimento, infatti, è scaturito dalle continue segnalazioni inviate alla Questura dalla Compagnia Carabinieri di Poggibonsi e dalle altre Forze dell’ordine presenti nella cittadina valdelsana.
Oltre l’omicidio del 16 luglio, vanno ricordati il tentato omicidio di un cittadino marocchino da parte di un cittadino albanese ed i molteplici arresti eseguiti dai Carabinieri della Compagnia di Poggibonsi per le continue risse.
Durante il lungo periodo di osservazione è emerso con evidenza che il bar era diventato ritrovo abituale di persone pregiudicate e socialmente pericolose, spesso in stato di ubriachezza, alcune delle quali sottoposte a misure di prevenzione da parte dello stesso Questore o ad altri provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria, che in numerosi casi sono state denunciate, sanzionate o arrestate dalle Forze dell’Ordine per i fatti commessi all’interno del locale. Lo stesso circolo, peraltro, era stato oggetto di attenzione da parte della Polizia di Poggibonsi che, nel mese di agosto del 2008, aveva effettuato numerosi accertamenti anche sull’impiego di manodopera clandestina nel locale che portarono alla denuncia di due italiani, M.M. e C.S. di 40 e 28 anni, gestori dell’esercizio, per avere assunto una cittadina straniera, di nazionalità ucraina, clandestina, che venne immediatamente espulsa.
Con questo provvedimento, avente natura cautelare e non sanzionatoria nei confronti del titolare, il Questore intende evitare che la prosecuzione dell’attività possa portare al protrarsi delle condizioni pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica dei cittadini, privando i malviventi di un luogo di abituale aggregazione e, al contempo, facendo loro presente che le frequentazioni degli esercizi in genere, che nel caso specifico hanno compromesso in maniera irreversibile quelli che sono i principi primari del vivere civile della pacifica convivenza e del valore della vita, sono sempre oggetto di attenzione da parte delle Autorità.