A Montalcino costituito il comitato promotore del Distretto Biologico
di Silvana Biasutti
MONTALCINO. Chi pensava che a Montalcino i pensieri di tutti siano polarizzati sul mitico vino non sbaglia, di certo. Ma forse pochi immaginavano – prima di ieri – che tra gli agricoltori che lo producono potesse mettere radici un pensiero “più alto” che va oltre l’idea di produrre un vino degno della sua rinomanza; qualcosa che riguarda il proprio futuro, ma anche quello di tutti: cittadini e visitatori, e (soprattutto?!) l’economia verde, quella che sta acquisendo spazio, nell’idea di chi investe e sulle pagine dei quotidiani.
Ieri mattina, aprendo La Stampa ho letto il titolo dell’inserto del lunedì, Tuttosoldi: “I fondi verdi aiutano il clima e fanno bene anche al portafoglio”.
Toh guarda, ho pensato, una coincidenza, ma anche uno splendido auspicio, per la riunione – affollatissima – che si sarebbe tenuta di lì a pochi minuti, presso la Fortezza, per costituire il comitato Montalcino Bio, che deve promuovere la realizzazione del Distretto Biologico (altrimenti detto bio-naturale).
Solo un anno fa non avrei creduto possibile che i numerosi talenti presenti in questo luogo, straordinario e difficile, trovassero un respiro comune per iniziare (come una volta si diceva, a sinistra) un percorso verso un modo nuovo di vivere. Un modo – dei modi, ma soprattutto un pensiero – per ‘pesare di meno’, produrre meglio e consumare possibilmente ricreando risorse; un’attitudine che richiede un cambiamento di mentalità, uno sguardo più attento e tanta voglia di imparare.
Sono certa che i presenti alla riunione – più di quarantacinque soggetti – hanno visioni e vissuti diversi dell’aggettivo biologico: altrimenti non saremmo in Italia, non saremmo a Montalcino. Sono altrettanto certa che le motivazioni per partecipare sono state eterogenee e con contenuti anche egoistici; eppure ogni partecipante aveva (li ho guardati quasi tutti) nel fondo degli occhi la consapevolezza di quanto fosse ineluttabile muoversi in questa direzione.
Dopo anni in cui parlare di turismo lento, a piedi o pedalando, di cibi naturali, di vino biodinamico, di agricoltura sostenibile (un aggettivo che mi fa venire in mente Milan Kundera) sembrava di esprimersi in modo astratto; dopo tanto tempo passato in questi luoghi benedetti, pensando che qui la vita ha un sapore (spesso alla lettera) straordinariamente buono, e che bastava girare l’angolo giusto per farlo diventare irraggiungibile, ecco che ciò accade.
E accade grazie alla spinta che Francesco Marone Cinzano ha dato a un gruppo crescente di agricoltori sensibili e preparati, coinvolgendoli e mettendosi a disposizione in prima persona, con scambi di esperienze e di conoscenza, per arrivare a questo primo appuntamento.
Bisogna però sottolineare che se è vero che i produttori di vino sono presenti in gran numero, perché qui si fa vino ed è da loro che questo movimento ha preso le mosse, è altrettanto vero che nel comitato stanno pure professionisti, artigiani e commercianti – e pure cittadini a titolo personale – e che le porte sono aperte per costruire insieme un futuro migliore. E se l’agricoltura è l’attività prevalente è anche perché tutto parte dalla terra.