La Fiom Cgil Valdichiana ha dato voce ai lavoratori che da venti giorni aspettano una qualche spiegazione dall'azienda
SINALUNGA. Dopo tre mesi di cassa integrazione, finiti lo scorso 3 luglio, venti dipendenti della Nuova Rocchi di Sinalunga, azienda che produce cabine elettriche prefabbricate in cemento armato vibrato e quadri elettrici di media e bassa tensione, si sono riuniti questa mattina davanti ai cancelli chiusi dell’azienda, in presidio permanente.
Nessuna comunicazione è arrivata dagli amministratori dell’azienda ai dipendenti; nessuna spiegazione o possibile soluzione alla situazione che si protrae ormai da tempo.
Eppure, i dipendenti dell’azienda non riescono a trovare una ragione valida al comportamento dei soci della Nuova Rocchi. Le commesse pare non mancassero. L’ultima, destinata al Policlinico Gemelli di Roma, avrebbe dovuto dare ampio respiro economico all’azienda che, comunque, conta su commesse di aziende solide come Enel e Telecom.
All’ultimo tavolo di confronto, lo scorso 4 luglio in Regione, oltre ai vertici aziedali c’erano i sindacati, il sindaco di Sinalunga, Riccardo Agnoletti, Gianfranco Simoncini, per la Regione Toscana, Luciano Vagaggini per l’Amministrazione Provinciale di Siena. Le istituzioni si sono rese disponibili a dare tutto il supporto ed il sostegno all’azienda in termini di informazioni sugli eventuali aiuti per la tutela dei lavoratori ed hanno messo a disposizione degli imprenditori anche uno staff di avvocati specializzati nell’analisi delle strategie.
“Quello che stupisce – ha detto il rappresentante della Fiom Cgil Valdichiana, Gianluca Scartoni, che questa mattina era la presidio dei dipendenti Rocchi – è il silenzio dei vertici dell’azienda; il loro totale rifiuto al confronto. Una crisi come quella della Rocchi, nata probabilmente solo da divergenze di opinione tra i soci circa il futuro dell’azienda è sfociata in questa profonda incertezza vissuta dai venti dipendenti. Eppure cinque soci lavoravano al fianco di questi dipendenti e più volte dicevano che la Rocchi era come “una famiglia”. Adesso la famiglia è in crisi (forse) e non si trova altro modo per affrontarla che “scaricare i figli””.
Davanti ai cancelli chiusi del bell’edificio della Nuova Rocchi i lavoratori si domandano quale sarà il loro destino. Alcuni credono che tra i soci (direttamente o indirettamente) si siano attivati dei “movimenti” per portare altrove le competenze acquisite nella “casa madre”. Ma queste voci non trovano conferme e certezza alcuna.
L’unica cosa certa è che questi lavoratori hanno deciso di non abbandonare il presidio finché dall’azienda non arriveranno risposte chiare e definitive sul futuro di una realtà imprenditoriale della Valdichiana che non pareva soffrire così tanto la crisi.
“Ogni tanto l’azienda, in passato, ha fatto ricorso alla cassa integrazione ma poi si tornava in azienda e si lavorava alle commesse. Ci domandiamo cosa davvero sia accaduto tra i soci e negli uffici amministrativi. Questa mancanza di un confronto e di dialogo non è possibile, deve finire”.
RZR