Parla il presidente del cda, Marcello Paolucci. "Faremo richiesta di concordato preventivo"
SINALUNGA. (r. z. r.)I lavoratori della Rocchi sono sempre sotto il loro gazebo davanti ai cancelli chiusi dell’azienda. E’ il terzo giorno di presidio permanente. La solidarietà dei sinalunghesi, in questi tre giorni, è stata crescente e tangibile. Qualcuno ha portato la colazione, qualcuno da bere. “Oggi ci hanno già detto che ci porteranno la porchetta” ha detto uno degli uomini che staziona sotto il gazebo.
Presenti anche le istituzioni locali che, in questi tre giorni hanno fatto visita alla postazione allestita dalla Fiom Cgil: il sindaco di Sinalunga, alcuni consiglieri comunali, hanno cercato di portare la loro vicinanza; anche il vice sindaco di Siena, ieri, si è recato a Sinalunga per dichiarare solidarietà ai dipendenti della Nuova Rocchi.
Qualcosa si è mosso, nel frattempo. La Cgil ha chiesto alla Regione di sollecitare un nuovo incontro tra le parti e pare che la proposta sia stata accolta. Il confronto si terrà il prossimo 2 agosto.
Anche il silenzio dell’azienda oggi si è rotto. A spiegare le ragioni di questa crisi per la Nuova Rocchi è stato il presidente del cda, solo da qualche mese, il commercialista Marcello Paolucci. Nel lasso di tempo che lo ha visto ricoprire questo ruolo, Paolucci ha tentato, su richiesta della proprietà, di dare vita ad una newco che potesse continuare, sebbene in forma ridotta, l’esperienza della “casa madre”. Questo percorso, però, non poteva comprendere l’assunzione di tutti e 21 i dipendenti attualmente impiegati dalla Nuova Rocchi. L’accordo sindacale non è andato a buon fine, racconta Paolucci, probabilmente proprio per questa impossibilità di riassumere in blocco tutti i dipendenti, al punto che, ad oggi, la nuova società è già stata chiusa.
Fallito questo percorso non appare alcuna via alternativa all’azienda. “Faremo richiesta di concordato preventivo – ha detto Paolucci – L’azienda non può permettersi di riaprire. In tre anni ha dato fondo a tutta la liquidità accumulata. Prima di quella data io non c’ero e non posso dire se ci siano stati o meno degli errori strategici fatti dai proprietari. So che in tre anni si sono rimessi due milioni e duecentomila euro e che le commesse ottenute dall’azienda non riuscivano da tempo a coprire le spese di attività”.
Paolucci ha comunque confermato la disponibilità dell’azienda a collaborare con le istituzioni pubbliche qualora queste possano suggerire una soluzione a questa crisi.
“Tornerò volentieri al tavolo organizzato dalla Regione sebbene con questi dati per nulla incoraggianti. Non posso fare altro che prendere atto della situazione e comunicarla. Se dalla Regione arriveranno delle proposte che l’azienda potrà prendere in considerazione per scampare a questo grave momento di crisi, non ci sono ragioni per opporvisi. Nel frattempo mi preme chiarire che con profondo rammarico vivo questa situazione che speravo potesse risolversi in altro modo. Penso ai dipendenti e vorrei poter avere altre soluzioni da prospettare ma di fronte ad un’azienda in condizioni così critiche è impensabile riprendere l’attivita’.