Rammarico della Regione e del sindaco Agnoletti. La rabbia della Cgil
SINALUNGA. La Nuova Rocchi ha deciso di presentare richiesta di concordato liquidatorio. La scelta è stata comunicata stamani (8 agosto) e la Regione, assieme al sindaco Agnoletti, esprime rammarico.
Era stato infatti proposto ed ipotizzato un percorso che attraverso l’uso di ammortizzatori sociali per crisi ed un supporto nella ricerca di eventuali nuovi investitori avrebbe potuto verificare la possibilità, in tutto o in parte, di dare continuità all’azienda, oltre che ridurre il costo sociale e i costi economici a carico dell’impresa. Da tempo la Rocchi viveva momenti di difficoltà e l’ultimo incontro con il consigliere per le politiche del lavoro del presidente Rossi, Gianfranco Simoncini, c’era stato il 4 luglio.
Adesso, dopo la formalizzazione dell’istanza da parte aziendale, si attende la nomina del commissario, che dovrà a quel punto dar corso alla richiesta di concordato liquidatorio.
Il commento della Cgil
“Dopo l’ennesimo incontro tra le parti di stamani per il tavolo di crisi aperto dalla Regione su sollecitazione della FIOM CGIL di Siena, forte è la delusione e il rammarico per quanto esposto dall’azienda Nuova Rocchi di Sinalunga.
A niente sono servite le disponibilità della Regione nel ricercare interessi esterni, verificare la possibilità di reperire risorse e mettere a completa disposizione lo staff tecnico per spiegare come e quali strumenti poter attivare per ridurre il disagio dei lavoratori, non disperdere le professionalità e il know how aziendale e soprattutto non perdere posti di lavoro in una zona già duramente colpita dalla crisi” – annuncia il sindacato.
“Nessuna risposta sul perché non abbiano partecipato al tavolo tecnico concordato con la Regione e sul perché non si sia ascoltato quanto consigliato da tutte le parti in causa, in primis il sindacato, affinché venissero tentate tutte le possibilità per salvare, anche parzialmente, il sito produttivo, attivando una cigs per crisi e ricercando nuovi interessamenti esterni per un settore che può avere ancora prospettiva” – prosegue la FIOM.
“La cosa più sconcertante registrata oggi è comunque che a fronte di una volontà dichiarata di voler procedere con un concordato liquidatorio (quindi cessando l’attività) ancora non risulta aperto nessun tipo di intervento, ne’ sul fronte debitorio (procedura concorsuale) ne’ per la gestione del personale (gestione eccedenze) e non è stata nemmeno indicata una data certa, quindi per ora si persiste nel tenere i dipendenti in un massacrante limbo, dove non c’è un ammortizzatore sociale attivo, non c’è ripresa lavorativa e (anche se è l’ultima cosa che vorremmo) non c’è nemmeno il licenziamento” – spiega l’organizzazione sindacale.
“Come se non bastasse si è andati anche oltre, sostenendo che ad avviso di chi rappresenta l’azienda in questo momento dovrà essere il commissario (una volta incaricato) ad esperire le procedure del caso. Altra intenzione censurabile (da cui si è dissociata anche l’associazione datoriale presente), dato che un commissario concorsuale acquisisce pieni poteri a seguito dell’ammissione alla procedura, passaggio che può avvenire anche a mesi di distanza dalla richiesta e che produrrebbe un ulteriore danno per le maestranze (oltre che per l’azienda e chi ha responsabilità amministrative), visto che non sono state date indicazioni sul pagamento degli stipendi scaduti e che probabilmente questi ulteriori aumenti di costo per l’azienda potrebbero mettere a rischio tutta la procedura, paventando anche un possibile fallimento, che potrebbe non coprire a fine del percorso tutte le mensilità non riscosse accumulate nel frattempo dai dipendenti, aggiungendo, come si dice, oltre al danno la beffa” – prosegue con amarezza la FIOM.
“Per quanto sopra chiediamo nuovamente alla Proprietà e al Presidente del CdA di tornare sui suoi passi e creare le condizioni (per noi possibili, come spiegato più volte) affinche’ si salvi il sito produttivo e si attivino quegli ammortizzatori sociali atti a mitigare le precarie condizioni economiche delle 20 famiglie coinvolte, anche perché potrebbe non essere sufficiente la soddisfazione postuma di verificare e attribuire le responsabilità di quanto accaduto nella gestione aziendale e valutare se sono state deviate possibili commesse ad altri, ma, cosa che chiaramente speriamo non accada e cercheremo in ogni modo di evitare, che la delusione, lo sconforto, l’amarezza e la disperazione lascino spazio alla rabbia per una ‘tortura’ assolutamente immeritata” – conclude il sindacato.
Domani alle 9 presso la Camera del lavoro di Sinalunga i dipendenti si riuniranno in assemblea per fare il punto su quanto emerso nell’incontro odierno e, visto che al fine di rendere più distesa la discussione al tavolo regionale avevano sospeso il presidio, valutare le prossime iniziative a sostegno della loro vertenza”.