MONTEPULCIANO.Dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano riceviamo e pubblichiamo.
“E’ di questi giorni la notizia del DM in materia di etichettatura e presentazione dei vini, il cui obiettivo dichiarato è andare a colmare alcune lacune in termini di corretta informazione al consumatore, in applicazione dei regolamenti Ue in materia, e la cui ultima versione è aggiornata al 2022 (ma ancora in attesa di definizione e approvazione) consentirebbe, tra le altre cose, di indicare nelle descrizioni dei prodotti i nomi dei vitigni che compongono i blend nei vini a Denominazione, come previsto dai disciplinari.
A questo proposito diverse testate sono uscite con notizie che riportano il disaccordo a questa operazione da parte di realtà vitivinicole particolarmente interessate, tra cui quella del Montepulciano D’Abruzzo. A questo proposito sono stati riportati in maniera confusionaria – e in taluni casi errata – alcuni elementi che hanno riguardato le operazioni che negli ultimi decenni hanno invece riguardato i vari tentativi di approccio tra il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e il Consorzio Vini d’Abruzzo.
A questo proposito si legge erroneamente in alcuni articoli di una “battaglia a suon di carte bollate persa dai toscani”. Il ricorso a cui si fa riferimento, presentato in sede europea dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, fu poi ritirato dallo stesso consorzio toscano a fronte dell’apertura di un dialogo confluito nel 2012 in un accordo sottoscritto dal Ministero delle Politiche Agricole allora guidato dal Ministro Mario Catania, e le Regioni di riferimento. Documento di “collaborazione” che purtroppo, soprattutto sul fronte abruzzese, non trovò molta responsività nella pratica dei fatti.
Il Consorzio del Vino Nobile Di Montepulciano anche per questo, oltre che per la pluricentenaria storia che lega il vino toscano alla sua città, Montepulciano, ha portato avanti un percorso con la Regione Toscana fino alla modifica del Disciplinare di produzione nel 2021 con l’obbligatorietà di inserire in etichetta “Toscana”, proprio per venire meno alla confusione di mercato che si crea tra le nomenclature. Proprio nell’occasione di cui sopra il Consorzio del Vino Nobile cercò di far capire la pericolosità dell’utilizzo del nome di un vitigno come denominazione, pericolo che alla luce del DM è diventato realtà per alcune realtà vitivinicole italiane, non solo abruzzesi.
Come detto, a Montepulciano (Siena) rappresenta una condizione storica quella della tutela della produzione vinicola, che già è scritta e ben evidenziata nelle norme sancite da uno Statuto Comunale del 1337 (ancora oggi disponibile alla consultazione nella Biblioteca Comunale di Montepulciano), che regolavano la produzione e tutelavano i produttori di Montepulciano con appropriate discipline sulla fase commerciale, oltre che per i prodotti di concorrenza che entravano nel territorio già a quell’epoca, e del vino commercializzato oltre i confini territoriali, che doveva rispondere a precise norme produttive e di qualità. Una storia produttiva quindi che ha già, da quasi 700 anni, la volontà di tutelare questo prodotto sia alla produzione che nella sua fase commerciale, elemento oggi più che mai fondamentale per la denominazione del vino prodotto in Toscana”.