MURLO. Sono passati quarantadue anni da quando gli scavi etruschi di Poggio Civitate hanno preso il via, e Murlo continua a rivelare grandi segreti. Era il 1966 quando per la prima volta si prese a scavare a Poggio Civitate grazie all’impegno dell’allora sindaco Maurizio Morviducci, su consulenza di Ranuccio Bianchi Bandinelli. Il professor K.M. Phillips per anni ha seguito con successo quegli scavi e le sue scoperte fanno il giro del mondo.Anche quest’anno 62 studenti stranieri, provenienti principalmente dagli USA ma anche da Svezia, Canada, Gran Bretagna, Giappone sono arrivati a Murlo lo scorso giugno per poi ripartire in questi giorni dopo una proficua stagione di scavi. Non li accoglie più il Comune che non dispone di locali da affitare al momento, ma soggiornano all’Albergo di Murlo, il cui simbolo non a caso è proprio il celebre Cappellone, l’acrotero che forse rappesentava, in cima al grande palazzo principesco, il nobile proprietario di questo palazzo, forse un sacerdote o lucumone.E’ innegabile che la presenza degli studenti fornisca tutt’ora una grossa fonte di tipo economico a Murlo. A livello scientifico, ogni anno i reperti riportati alla luce dagli studenti stranieri costituiscono un grosso passo avanti per l’etruscologia mondiale. Segue il loro lavoro il professor Tony Tuck, docente di Archeologia Etrusca presso Amherst University Massachussets, che ci racconta come si sono svolti i lavori di queste sei settimane a Murlo.
Il ricercatore si occupa prevalentemente degli etruschi del primo periodo, di sviluppo urbano e dell’Età del Ferro.
“Due le cose più importanti a cui abbiamo lavorato quest’anno – ci dice il prof. Tuck – Da un lato ci siamo concentrati sull’officina arcaica dove veniva lavorata la terracotta. Siamo riusciti, grazie ad uno strumento con una lama piatta ed una seconda lama che hanno rivelato al di sotto di un primo strato il secondo pavimento dove si trovano le impronte dei piedi di coloro che vi lavoravano quando l’officina venne distrutta da un incendio. La storia di questo episodio è abbastanza nota. Adesso possiamo inserire questi mattoni con impressi i piedi in fuga al centro di un nuovo ‘display’ museale riguardante la distruzione dell’officina avvenuta nel VII sec a C.’’
E’ vero che accanto a questo interessantissimo lavoro di scoperta, ve n’è un altro relativo alla realtà virtuale che sta rendendo accessibili online i dati che vengono ogni anno raccolti a Murlo?
‘’E’ vero, stiamo investendo molti soldi nel mondo della realtà virtuale. Infatti, grazie al lavoro fatto tempo fa del nostro collaboratore locale Jevon Brunk, ci è stato possibile rappresentare sia l’officina che il palazzo arcaico in modo da poterlo letteralmente visitare in modo virtuale. Siamo in Toscana l’unico sito archeologico interamente digitale e visitabile online. Vogliamo essere capaci di osservare gli oggetti uno ad uno e lavorare a ogni reperto individuale: un progetto possibile, visto il livello a cui siamo già arrivati. Vorremmo inoltre organizzare una conferenza su questi argomenti’’.Professor Tuck, quali altri sono i vostri progetti relativi a Poggio Civitate?
‘’Dai 1966 il sito di Poggio Civitate genera costantemente tantissimo lavoro e grosse scoperte. Abbiamo ancora molto da pubblicare. In ottobre uscirà il mio libro sulla necropoli di Poggio Aguzzo dopo tanti anni dalla sua scoperta. Vogliamo pubblicare online tutti i dati già noti relativi al palazzo, al tempio ed all’officina, alla fase arcaica del palazzo ecc. Ma per il momento quello che è pubblicato online non è facile da consultare per chi non è del settore. Quindi da un lato è importante pubblicare in cartaceo: muoversi quindi da un lato con il lavoro nel virtuale e dall’altro con le pubblicazioni. Vorremmo inoltre fungere da modello per altri progetti di scavo relativamente al lavoro virtuale, fornire un esempio ad altri studiosi del settore. Anche per questo il lavoro su Murlo continua ad essere per noi, e per tutto il mondo archeologico, così importante’’.