E' scontro fra Costone e Monteriggioni per la chiusura della strada del PalaOrlandi
MONTERIGGIONI. Dall’Associazione Costone riceviamo e pubblichiamo.
“La vicenda, che vede coinvolto il Costone in località Montarioso dove sorge il PalaOrlandi inaugurato nel dicembre del 2007, sembra non avere mai fine; a giorni l’Associazione Ricreatorio Pio II, proprietaria dell’impianto, presenterà nei termini dovuti, un ricorso addirittura al Presidente della Repubblica. Il Comune di Monteriggioni infatti, con un a nuova ordinanza datata 20 settembre e pubblicata sull’Albo pretorio in data 26.09.2016, ha disposto la prosecuzione dello sbarramento. Tutto ciò nonostante che l’Associazione Costone a più riprese abbia proposto una mediazione, cioè l’installazione di una sbarra automatica per regolare il transito stradale in un solo senso di marcia, quello verso il posteggio del Palazzetto.
La vicenda è ben nota: stiamo parlando della chiusura del segmento di strada perimetrale al PalaOrlandi che dovrebbe essere funzionale agli utenti dell’impianto per raggiungere da Via Giovanni XXIII il posteggio situato nel retro dell’impianto, dove attualmente vi si accede solamente dalla nuova rotonda di Via Toscana. L’interruzione, decisa dal Comune di Monteriggioni tramite un’ordinanza nel settembre del 2015, aveva da subito fatto scattare le proteste non solo del Costone, ma anche dei titolari della Palestra Accademia, collocata all’interno del PalaOrlandi, e del Bar Groove, il punto ristoro.
“I nostri visitatori, famiglie e soci, da questa chiusura hanno subito un disagio notevole e lo stanno a dimostrare il calo di iscrizioni e delle frequenze ai vari corsi”, sostengono i responsabili delle varie attività. Il Comune di Monteriggioni, così si replica: “Non possiamo tenere aperta quella strada, perché rappresenta un pericolo per gli abitanti della zona”. Eppure nel maggio del 2015 era stato deciso dal Comune di tenere aperto quel tratto di strada con apposita segnaletica, apponendo dei divieti di accesso nel senso opposto. Allora dove sta la verità?
Ma prima di addentrarci in questa disamina è indispensabile raccontare come si è sviluppata in seguito la querelle tra le due parti contrapposte: il Costone, con la ferma convinzione di essere dalla parte della ragione, tramite i propri legali, aveva presentato il 23 novembre scorso un ricorso gerarchico al Ministero delle Infrastrutture e dei Lavori Pubblici; erano stati mandati sul posto anche degli ispettori incaricati al sopralluogo, i quali fornirono a suo tempo una relazione dettagliata sostenendo che la chiusura della strada non avevo senso. Di conseguenza il Ministero emanava il 25 giugno del 2016 un D.M. dove si obbligava il Comune di Monteriggioni a togliere lo sbarramento e riaprire quindi la strada, con la seguente motivazione: “Ordinanza carente di motivazione e non proporzionata alla finalità che intende perseguire”. Il Comune, non curante del Decreto Ministeriale, non solo non ha rimosso lo sbarramento, ma in data 20 settembre ha emesso una nuova ordinanza, disponendo nuovamente la chiusura della strada (mai riaperta), e impedendo quindi anche gli addetti ai lavori di poter usufruire di una logistica percorrenza perimetrale quotidiana indispensabile per lo svolgimento delle attività funzionali all’impianto.
“Ci vediamo costretti a fare un tragitto incredibile per andare da una parte all’altra del Palazzetto – sostiene uno degli addetti allo staff organizzativo – questo è inaudito, ci fa perdere tempo e denaro, visto che tutte le volte siamo costretti a utilizzare mezzi propri per compiere un percorso di 2 km, quando la distanza da superare sarebbe di 30 metri”. I residenti della zona, non tutti per la verità (a suo tempo al Comune arrivarono solo 2 lamentele ufficiali), sostengono che il tratto di strada di Via Giovanni XXIII è fortemente penalizzato dal via vai delle macchine che raggiungono il Palazzetto del Costone, che a detta di molti rappresenta una ricchezza per il territorio, ma evidentemente non tutti la pensano così. Nel frattempo anche la Prefettura di Siena è stata interessata della cosa. Forse sarebbe bastato un po’ di buon senso per risolvere la questione. Adesso non rimane che attendere l’esito del ricorso al Presidente della Repubblica, ma inevitabilmente passeranno altre settimane, se non mesi”.