Giorgio Masina ricorda "Torello, recordman degli spingitori del Bravìo
MONTEPULCIANO. Lorenzo Martire, Torello come era conosciuto da tutti a Montepulciano, era uno spingitore del Bravìo. Ma prima di tutto era un amico. Non era solo amico mio, era amico di tutti.
La notizia della sua scomparsa mi ha colpito profondamente. Mi sovvengono così tanti ricordi che fatico a riordinarli.
Ho avuto la fortuna e l’onore, insieme ad un gruppo dirigente straordinario, di essere Rettore della Contrada di Talosa quando, dopo 28 anni senza vittorie, riuscimmo a portare in giallorosso la coppia di spingitori più forte di tutti i tempi: Martire e Zorn, Torello e Cacio, perché l’uno era impensabile senza l’altro. Coppia straordinaria, entrambi fortissimi, quando li vidi registrare nel 2002 nelle Coste un pazzesco 8’10” in prova molti tra noi pensarono ad un errore di cronometraggio. Era vero.
Loro non spingevano la botte, non faticavano come gli altri, ma la accarezzavano volando attraverso le lastre di Montepulciano, imbattibili e imbattuti. Dunque nel 2007 arrivarono in Talosa, con una sola missione: vincere. Prima della partenza Torello, solitamente allegro e scherzoso, era terreo. Non parlava. Pensavo stesse male. Anch’io sudavo freddo, ero terrorizzato dall’idea di non vincere. Poi Giovanni mi disse: non ti preoccupare, deve fare così, è concentrato, poi si scarica in gara. Era vero ovviamente, e nonostante lo scontro col quad stravinsero; se fino a quel momento Torello e Cacio erano stati “solo” spingitori, lì diventammo amici. Amici veri. Quando Torello e Giovanni arrivavano in contrada era sempre festa. Non solo perché alla fine ci portarono tre Bravìi (uno vinto da Torello con Ciro Franch) – e sarebbero stati certamente di più senza la nota modifica del regolamento che li escluse dalla corsa – ma perché erano ragazzi allegri e di compagnia. Ad esempio ho ritrovato le foto di Torello con la faccia coperta di panna dopo averla immersa in una torta per festeggiare la vittoria. Oppure un video in cui in contrada ballava sui tavoli. E tante, tante altre!
Torello amava la botte, gli occhi blu come il mare ridevano ogni volta che poteva toccarla, faceva cose folli con la botte. Quelle in gara le abbiamo viste tutti, ma al di fuori faceva anche di meglio, come quando per andare alle prove scendeva a tutta velocità da via Ricci e dal Poggiolo affollato, con la gente che si scansava impaurita – ma lui aveva la botte incollata alle dita! Oppure quando improvvisamente infilava qualche sentiero in discesa nel bosco a mille all’ora con la botte, a velocità folle, e sempre con l’attrezzo incollato alle mani. Per non parlare delle corse alla Palla Tonchiata, in cui faceva di tutto e di più… Era un grande podista e atleta in generale, ma era nato per la botte, ne era l’interprete per eccellenza.
Io però voglio ricordare anche l’amico con cui ho trascorso tante belle serate, condiviso amicizie, parlato e riso tanto. L’amico che in una prova mi ha concesso l’onore di entrare in Piazza spingendo la botte insieme. Sapeva quanto ci tenevo. L’uomo buono che portava dentro di sé un male che tutti abbiamo sottovalutato. Perché 46 anni sono troppo pochi per lasciare questo mondo, ed un bimbo dolcissimo che ha i suoi stessi, grandi occhi blu.
Spero che il mondo del Bravìo – e in particolare le due contrade a cui è sempre stato legato, Talosa in cui ha trascorso gli ultimi 10 anni e Le Coste, dove ha iniziato ed ha ancora tanti amici, possano ricordarlo adeguatamente, magari insieme, sarebbe bello!
Non ero mai riuscito ad immaginarmelo “vecchio”, perché i campioni non invecchiano, ma entrano nella leggenda.
Caro Lorenzo, Torello, spero che tu possa trovare nell’altro mondo la pace che ti è mancata in questo, e una botte veloce da spingere verso nuovi record!