Colpevole di aver sottoposto la convivente, davanti al figlio minore, a ripetuti atti di violenza fin dal 2016

POGGIBONSI. Ieri, 3 aprile, alle ore 21:00 circa, i carabinieri della stazione di Poggibonsi traevano agli arresti domiciliari, su provvedimento emesso dal Gip di Siena, un giovane operaio che, in seguito ad una serie di indagini, veniva riconosciuto colpevole di maltrattamenti in famiglia in presenza di minore.
L’uomo, dal 2016 a tutto il mese di marzo di quest’anno, aveva sottoposto la convivente, nata a Firenze nel 1991, nubile, disoccupata, ad abituali atti di violenza, minaccia e umiliazione, anche in presenza del figlio minore.
Su indicazioni dei Carabinieri, madre e figlio si trovano ora presso una struttura protetta (centro anti-violenza) in attuazione del “codice rosa”.
L’arrestato, dopo la redazione degli atti in caserma, veniva sottoposto al regime degli arresti domiciliari presso la sua abitazione, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria informata dell’avvenuta esecuzione del provvedimento restrittivo dalla Stazione Carabinieri di Poggibonsi.
“Con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.
La legge contro la violenza di genere persegue tre obiettivi principali: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime. Con l’introduzione nel 2009 del reato di atti persecutori-stalking, che si configurano in ogni atteggiamento violento e persecutorio e che costringono la vittima a cambiare la propria condotta di vita, fino alla legge sulle ‘Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere’, risultano infatti rafforzati la tutela giudiziaria e il sostegno alle vittime, una serie di aggravanti e la possibilità di permessi di soggiorno per motivi umanitari per le vittime straniere di violenza.
La normativa rientra interamente nel quadro delineato dalla Convenzione di Istanbul (2011), primo strumento internazionale giuridicamente vincolante ‘sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica’. L’elemento principale di novità è il riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione. La Convenzione prevede anche la protezione dei bambini testimoni di violenza domestica e richiede, tra le altre cose, la penalizzazione delle mutilazioni genitali femminili.
Della raccolta e monitoraggio dei dati si occupa l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), organismo interforze Polizia-Carabinieri.
Per le segnalazioni è attivo il 1522, il numero verde di pubblica utilità della Rete nazionale antiviolenza.
Sono in campo molteplici interventi: la tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, le risorse per finanziare un piano d’azione antiviolenza e la rete di case-rifugio, la formazione sulle tecniche di ascolto e approccio alle vittime, di valutazione del rischio e individuazione delle misure di protezione, i corsi sulla violenza domestica e lo stalking.
Inasprita anche la disciplina penale con misure cautelari personali, un ampliamento di casi per le associazioni a delinquere, la tratta e riduzione in schiavitù, il sequestro di persone, i reati di terrorismo, prostituzione e pornografia minorile e contro il turismo sessuale”.