Giannarelli: "Gli studi geologici e geomorfologici si fanno prima di intervenire non dopo"
FIRENZE. “La Regione sta spendendo 40 milioni di euro per migliorare la sicurezza idrogeologica. Bene, ma gli interventi devono essere realizzati dopo studi puntuali per evitare di trovarci con un caso Carrione esportato in tutta la Toscana. Gli studi geologici e geomorfologici si fanno prima di intervenire non dopo, quando magari al posto di risolvere i problemi idrogeologici si finisce per ingrandirli” così Giacomo Giannarelli, consigliere regionale M5S vicepresidente della Commissione Ambiente e Territorio, in conferenza stampa.
“Cittadini, comitati e associazioni di Siena e della Val di Merse si sono mobilitati da tempo per difendere i nostri fiumi e la biodiversità creata intorno a questi – ha spiegato Elena Boldrini, consigliera comunale M5S Sovicille – e noi abbiamo sostenuto queste istanze in tutte le sedi istituzionali. Dopo un esposto presentato dal Comitato in difesa dei fiumi di Siena, e firmato da numerosi cittadini anche attivisti e portavoce del Movimento, sullo scempio dei tagli ripari realizzati dal Consorzio di Bonifica Toscana Sud in Provincia di Siena, abbiamo scoperto un nuovo progetto di realizzare 19 briglie su Crevole e Crevolicchio: mezzo km di cementificazione per 1 milione e 250 mila euro di spesa. Una follia che vorrebbero realizzare in un territorio protetto a livello paesaggistico, per l’80% SIC e SIR. Col paradosso che dopo aver speso 8 milioni di euro di soldi pubblici per un museo della Biodiversità a Monticiano, mai inaugurato, si spendono altri denari dei cittadini per interventi che la distruggono. Un tipico modo di governare del PD in provincia di Siena. Per questo presenteremo una mozione analoga a quella regionale in tutti i consigli comunali del territorio, dove siamo presenti come Movimento 5 Stelle. Aspettiamo i cittadini venerdì 23 giugno alle ore 17 in Piazzetta Madonna Delle Nevi a Siena per la manifestazione organizzata dal Comitato in Difesa dei Fiumi proprio sugli interventi del Consorzio.
A fare una cronistoria dell’intervento, il Presidente del Comitato Amici del Crevole Simone Lorenzoni “Nel dicembre 2015 la Regione ha riaperto i termini per una sottomisura del PRS da 40 milioni di euro. Fondi europei che passano dalla Regione Toscana per interventi di prevenzione da calamità naturali ed eventi catastrofici che la Regione ha indirizzato su sicurezza idrogeologica e interventi di manutenzione delle briglie dei fiumi, cioè opere per rallentare il deflusso dell’acqua. Noi a Murlo abbiamo avuto due esondazioni nel 2013 e 2015 ma nessuno studio è stato fatto sulle cause e questo progetto non riduce il rischio ma anzi potrebbe aumentarlo come spiegatoci dagli esperti”
“Si vorrebbe realizzare una pavimentazione di massi e calcestruzzo che diventerebbe un’autostrada per l’acqua – ha puntualizzato Lorenzoni – con aggravio di carico sui ponti a rischio. Il tutto in piena Valle del Crevole, geosito regionale con biodiversità protetta, decine di specie animali indicate proprio nella Legge 56/2000. Un progetto scritto in 40 giorni dal Consorzio di Bonifica Toscana Sud non perché serviva ma perché era finanziato, come scritto dallo stesso progettista, dove manca la VIA, lo screening preliminare della Regione e ogni studio puntuale preliminare”.
“Facciamo nostre le analisi e i rilievi di WWF, Ordine dei Geologi della Toscana e del Prof. Tavarnelli dell’Università di Siena su quanto sta avvenendo su Crevole e Crevolicchio. La Regione deve fermare subito il progetto che il Consorzio di Bonifica Toscana Sud ha avviato sui due torrenti. Poi la Giunta deve migliorare il controllo di coerenza sui progetti finanziati coi soldi pubblici. Se diamo soldi dei cittadini per prevenire disastri e poi gli interventi finanziati li creano c’è un chiaro problema di governo. Problema tipico del PD. Si affidi agli esperti, come chiediamo in conclusione con la nostra mozione: per questi interventi servono linee guida chiare. Abbiamo tre grandi università in Toscana, scriviamole insieme a loro” ha concluso Giannarelli presentando l’atto protocollato in Consiglio Regionale.