Il sindaco di Monteroni d'Arbia Gabriele Berni ha partecipato alle celebrazioni lungo la statale Cassia per ricordare l'attentato del 21 gennaio 1982 in cui morirono due giovani carabinieri
Con queste parole il sindaco di Monteroni d’Arbia Gabriele Berni ha rappresentato la comunità di Monteroni alle celebrazioni in memoria di Euro Tarsilli e Giuseppe Savastano, due giovani carabinieri che nel 1982 caddero in un’imboscata dei terroristi di Prima Linea sulla via Cassia alle porte del paese. Celebrazioni svolte senza pubblico ma alla presenza delle autorità civili, militari e politiche della nostra provincia.
“La pandemia ci ha messi a nudo, con le nostre debolezze, fragilità e ci ha immersi in un anno di tragedia, di perdite e di dolore. Alle volte a me pare che si perda il senso della realtà, discutiamo del nulla, di diritti personali contro il bene comune. Questo tipo di contrapposizioni ci riportano a quel 1982, quando attraverso il terrore alcuni cercavano di dividere le nostre comunità. Insieme abbiamo vinto allora e dobbiamo farlo anche oggi, ma questo ci dimostra come nulla sia acquisito per sempre. Il prezzo della democrazia è la vigilanza costante. Lo diceva Abramo Lincoln”.
“Ma torniamo a perché siamo qui. Ci siamo per ricordare due persone, due caduti nel nome dell’Italia. Tarsilli e Savastano oggi sono rappresentati dai loro commilitoni. Loro che sono morti per fermare la pazzia terrorista e ribadire la grandezza di una democrazia. Trentanove anni fa la paura, il terrore, faceva parte delle nostre comunità sotto forma di terrorismo politico: odio, livore, emarginazione politica e strategie di tensione continua portarono il nostro Paese dentro una guerra carsica e sanguinosa che fu il terrorismo politico. Oggi, il nostro Paese e l’intera Europa, sono ancora minacciati dal terrorismo, ma siamo tutti più consapevoli di cosa voglia dire contrastarlo e lo siamo anche grazie al sacrifico di Euro e Giuseppe”.
“Noi, siamo una piccola comunità ma in continua crescita, dimostrammo unità e senso civico trentanove anni fa stretti nella paura e nel terrore e lo stiamo dimostrando anche oggi, immersi in una pandemia inimmaginabile solo un anno fa. Ci siamo comportati nel modo corretto durante il lockdown nazionale, ci stiamo comportando ancora in modo giusto adesso al fine di far finire al più presto questo incubo e lo facciamo perché teniamo ai nostri vicini, a chi di noi è più debole, anziano o più esposto ai pericoli derivanti dal virus. Per questo sono fiero della nostra collettività che – a parte pochi casi – crede nell’unità per sconfiggere il virus, crede nelle competenze e nella scienza che ci sta indicando una via d’uscita. Come dice un famoso rappresentate della musica italiana “è possibile credere che possa esistere un mondo migliore” sta a noi realizzarlo, nella sfera privata con le persone a cui vogliamo bene e tutti insieme nella nostra comunità”.