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GAIOLE IN CHIANTI. (a. p.) Per chi arriva nel “Paese de L’Eroica” – come da relativa cartellonistica – provenendo dallo sbocco autostradale del Valdarno, non trova un arco di trionfo che lo accoglie, ma il sintomo di un malanno che prende le braccia (specie nei periodi estivi). Un brusco calo corporeo dei sali minerali che impedisce la sollevazione – anche per pochi centimetri – degli arti, anche quel poco che basta per mettere bottiglie vuote e barattoli nell’apposita – vuota – campana del vetro e della plastica.
Ne consegue una poco allettante corona di vuoti tutti intorno all’accogliente pievina verde. Non è cosa da poco all’ingresso del “Paese de l’Eroica”, questo poco edificante lascito sul selciato.
Ma è il luogo in se che suscita sacrilegio: proprio di fronte alla “Domus Aurea” dove tutto nacque e dove si compiono pellegrinaggi per
vedere dove la luce si impossessò delle tenebre, dove la civiltà e il verbo narciso presero forma, dove c’era il niente, prima che il Dio
inventasse la bicicletta.