Il progetto si svolge nel contesto della mostra fiorentina “Donatello, il Rinascimento” a cura di Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello
TORRITA DI SIENA. “Il sangue del Redentore”, la lunetta in marmo realizzata da Donatello attorno al 1430 e conservata al’interno della Chiesa delle Sante Flora e Lucilla a Torrita di Siena, rappresenta una delle sedici tappe dell’itinerario “Donatello in Toscana”. Il progetto di esposizione diffusa è un’iniziativa che arricchisce di circa cinquanta opere disseminate in tutta la Toscana la mostra “Donatello, il Rinascimento”, allestita a Firenze fino al prossimo 31 luglio da Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello in collaborazione con Staatliche Museen di Berlino e il Victoria and Albert Museum di Londra.
Proprio nelle sedi di Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, la mostra accoglie oltre 130 opere provenienti anche da musei, collezioni e istituzioni internazionali. L’iniziativa speciale di estendere l’esposizione sul territorio toscano è stata proposta da Fondazione Palazzo Strozzi per permettere di compiere un percorso vero e proprio sulle tracce di Donatello.
L’itinerario si snoda in sedici punti di interesse individuati nelle città di Arezzo, Pisa, Empoli, Prato, Siena e a Torrita di Siena, dove questa mattina, sabato 23 aprile, il progetto è stato illustrato alla presenza del sindaco Giacomo Grazi, di Don Antonio Canestri, vicario e incaricato per i beni culturali della diocesi di Montepulciano Chiusi Pienza, di Don Andrea Malacarne, parroco dei Santi Costanzo e Martino, di Paolo Tiezzi Maestri per l’Istituto per la valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana, e Ludovica Sebregondi, curatrice della Fondazione Palazzo Strozzi, che ha profuso una lunga esposizione su Donatello e la sua arte, attraverso le opere esposte nella mostra.
Al termine della presentazione, l’evento si è spostato nella Chiesa delle Sante Flora e Lucilla; di fronte alla teca in cui sono conservate la lunetta e la copia che ne è stata fatta nel Novecento dallo scultore Fulvio Corsini, la dottoressa Sebregondi ha sottolineato la straordinarietà del capolavoro di Donatello, definendo «mirabili e geniali la composizione, l’espressività dei soggetti scolpiti scolpiti e l’idea di utilizzare la forma della lunetta come fosse l’emisfero celeste. Il merito di Donatello – ha concluso Sebregondi – è stato quello di creare iconografie in grado di restituire in modo efficace ancora oggi le emozioni universali che appartengono all’umanità, la lunetta che si trova a Torrita di Siena ne è un esempio perfetto».
In foto:
- “Il sangue del Redentore”, opera in marmo di Donatello (1430)
- la presentazione della mostra “Donatello, il Rinascimento”, al Teatro degli Oscuri
- nella Chiesa delle Sante Flora e Lucilla, da sinistra: Don Andrea Malacarne, Don Antonio Canestri, Giacomo Grazi, Ludovica Sebregondi, Elena Rosignoli (Consigliera Regione Toscana), Paolo Tiezzi Maestri.