di Andrea Pagliantini
PIEVASCIATA. Le truppe vaticane avevano una capillarità che neanche i Carabinieri potevano vantare: avevano un presidio in ogni singola frazione o gruppetto di case. E spesso il fortilizio nella campagna consisteva in un’opera d’arte architettonica, arricchita da statue e dipinti di pregio, segno che l’ente di riferimento, nel corso dei secoli, ha saputo mettere bene a frutto i propri possedimenti, frutto di decime, donazioni e di tante indulgenze.
E’ probabile che la crisi delle vocazioni coincida con l’allentamento capillare del territorio a beneficio del presidio del capoluogo, dando in concessione al sacerdote varie piccole chiese dei dintorni rimaste prive dell’intonacato conduttore.
Ne consegue anche che piccoli o grandi splendori di arte sacra finiscano ricoperti dall’edera e dalle vitalbe, mentre altri oggetti di culto e di arte, finiscono nelle mani di privati, come la chiesa del Popolo di San Bartolomeo a Vertine (Diocesi di Fiesole).
Molti edifici rischiano di franare, altri sono già ridotti a cumuli di calcinacci (pur essendo di privati), per fortuna la meravigliosa Pieve di Pievasciata è uscita da quel limbo di incuria.
Un’impresa turistica l’ha recentemente rilevata dalla Diocesi di Siena e ha provveduto a liberarla da tutta quella serie di rovi e arbusti che l’aggredivano, riportando la struttura alla luce e mettendo teli di plastica a coprire i tetti franati, che danno la sensazione di avere la funzione di sudari a protezione di un corpo di fabbricato ferito e martoriato.
Il rischio della vendita di edifici di culto (nonchè opere d’arte) risolve il problema del logorio delle vitalbe, ma pone il problema dello snaturamento dei medesimi non tanto dall’uso secolare, ma in quello futuro.
A Vertine, tanto per fare un esempio, la Canonica e la torre dell’anno Mille, riconvertite a residenza turistica di lusso, a pochi metri, sono state dotate del “comfort” di una vasca piscina idromassaggio, che niente ha della forma e della grazia di un’acquasantiera.