di Andrea Pagliantini
GAIOLE IN CHIANTI. È nata da quella combinazione di fattori che si chiama caso una scoperta che ha dell’incredibile, non avendo mai avuto riscontri del genere in questo lembo centrale d’Italia.
Si deve a Claudio Bonci – appassionato di storia e di archeologia – e al suo cane Garibaldi (animale poco incline alla compagnia umana, ma amante delle passeggiate intorno il borgo di Vertine del Chianti) il rinvenimento di alcune incisioni su immensi blocchi di alberese, che con la luce della sera o del primo albeggiare, rivelano disegni in controluce che fanno pensare a qualcosa di veramente unico e importante.
Claudio e l’archeologo Paolo Medici del centro Camuno di arte rupestre della Valle Camonica hanno provveduto a ripulire la pietra con una spazzola e acqua dai licheni, riportando a nudo la pietra e fotografandola con varia luce di alba, tramonto e notte.
Sulla superficie si notano tre spirali pressochè complete e altre parziali, ma identiche nella forma e nella dimensione, disegni che rimandano ad altri rinvenimenti in Europa.
Intorno ci sono alcuni segni di erosione naturale della pietra, ma non essendo zona ricca di fossili o di loro ritrovamenti, tutto lascia ipotizzare che si tratti effettivamente di incisioni operate da qualche antenato vertinese, circa tremila anni indietro.
L’area si presenta importantissima, (non avendo mai rinvenuto a queste latitudini reperti del genere) e tutto questo comporta che vengano svolte ulteriori indagini su questa zona che è rimasta più o meno integra fra pascolo e bosco brullo.
Il Gruppo Escursionisti della Berardenga e il Gruppo Escursionisti dell’Alto Chianti sono stati i primi testimoni di questo importante ritrovamento, arrivando a piedi, fra le quercie e i funghi gentili, in un silenzio ossequioso, rotto solo da impercettiili passi.
Il sito, potrebbe essere chiamato “Garibaldi”, in onore della sosta improvvisa del cane, che ha permesso al padrone di accorgersi dell’esistenza di questa meraviglia.