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VALDORCIA. Il progetto di produrre elettricità e calore dalla paglia di grano a Gallina (Castiglion d’Orcia) secondo Legambiente è un esempio di utilizzo intelligente delle risorse locali di un territorio.
“Risponde a tutti i fondamentali criteri ambientali indicati dalla nostra associazione per produrre energia da biomasse” dichiarano Piero Baronti e Beppe Croce, rispettivamente presidente e responsabile agricoltura di Legambiente Toscana.
Si tratta infatti di un impianto di dimensioni più che accettabili per il territorio, 3 MW termici da cui si otterranno 1 MW di elettricità e 1,4 MW di calore, che verrà alimentato esclusivamente da residui agricoli locali – un decimo dell’intera produzione media di paglia di grano della Val d’Orcia – senza necessità di introdurre colture dedicate e con un contratto di filiera con gli agricoltori locali, che saranno gli unici fornitori dell’impianto.
Oltre a fornire elettricità da una fonte rinnovabile locale, gran parte del calore prodotto sarà utilizzato dal Pastificio Molino di Val d’Orcia, da una falegnameria contigua e dalla sede di Toscana Cereali, aumentando così l’efficienza energetica dell’impianto. Infine la tecnologia utilizzata – la gassificazione a letto fluido, precisa Croce – è già stata ampiamente collaudata in Spagna negli ultimi tre anni e ha un impatto di emissioni molto ridotto. A differenza della combustione diretta, permette di separare e recuperare i principali inquinanti che si formano nel processo, acido cloridrico e ammoniaca, evitando che si producano diossine o emissioni eccessive di ossidi di azoto. Per un materiale secco come la paglia, in definitiva, la gassificazione è una delle soluzioni energetiche più efficaci ed è più nocivo esporsi alle esalazioni dei caminetti domestici. Senza dimenticare che questo progetto fornirà un’ulteriore occasione di reddito per i coltivatori di grano della Valdorcia, abituati finora a lasciare in campo inutilizzata almeno l’80% della paglia prodotta. Sarebbe grottesco opporsi a un’opportunità esemplare di conversione ecologica dell’economia locale.
“Risponde a tutti i fondamentali criteri ambientali indicati dalla nostra associazione per produrre energia da biomasse” dichiarano Piero Baronti e Beppe Croce, rispettivamente presidente e responsabile agricoltura di Legambiente Toscana.
Si tratta infatti di un impianto di dimensioni più che accettabili per il territorio, 3 MW termici da cui si otterranno 1 MW di elettricità e 1,4 MW di calore, che verrà alimentato esclusivamente da residui agricoli locali – un decimo dell’intera produzione media di paglia di grano della Val d’Orcia – senza necessità di introdurre colture dedicate e con un contratto di filiera con gli agricoltori locali, che saranno gli unici fornitori dell’impianto.
Oltre a fornire elettricità da una fonte rinnovabile locale, gran parte del calore prodotto sarà utilizzato dal Pastificio Molino di Val d’Orcia, da una falegnameria contigua e dalla sede di Toscana Cereali, aumentando così l’efficienza energetica dell’impianto. Infine la tecnologia utilizzata – la gassificazione a letto fluido, precisa Croce – è già stata ampiamente collaudata in Spagna negli ultimi tre anni e ha un impatto di emissioni molto ridotto. A differenza della combustione diretta, permette di separare e recuperare i principali inquinanti che si formano nel processo, acido cloridrico e ammoniaca, evitando che si producano diossine o emissioni eccessive di ossidi di azoto. Per un materiale secco come la paglia, in definitiva, la gassificazione è una delle soluzioni energetiche più efficaci ed è più nocivo esporsi alle esalazioni dei caminetti domestici. Senza dimenticare che questo progetto fornirà un’ulteriore occasione di reddito per i coltivatori di grano della Valdorcia, abituati finora a lasciare in campo inutilizzata almeno l’80% della paglia prodotta. Sarebbe grottesco opporsi a un’opportunità esemplare di conversione ecologica dell’economia locale.