Presunto scambio di "favori" tra un dirigente del Ministero delle Infrastrutture e l'azionistra di Terme di Chianciano
CHIANCIANO TERME. Tra gli indagati nell‘inchiesta milanese, che ha portato all’arresto di un generale dei Carabinieri e di un imprenditore, c’è anche il presidente di Federterme, Massimo Caputi. E’ accusato di corruzione in uno dei tanti capitoli dell’inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf e coordinata dal pm Paolo Storari, che riguardano il dirigente del Ministero delle Infrastrutture Lorenzo Quinzi, indagato anch’egli. Da quanto si sa, infatti, a Caputi viene contestato di aver ricevuto, attraverso Quinzi, un finanziamento da circa 700mila euro per le Terme di Chianciano e in cambio avrebbe assunto un’amica di Quinzi.
La nota di Terme di Chianciano Spa
“In relazione alle ultime notizie stampa su Terme di Chianciano Spa relative ad un’inchiesta della Procura di Milano – ribadendo piena fiducia nell’operato della Magistratura – si precisa che la società non ha mai beneficiato a suo vantaggio diretto di contributi citati nell’ordinanza, perché i fondi assegnati sono a favore esclusivamente di interventi su beni pubblici. La Società inoltre, grazie all’impegno ed alle risorse dei nuovi azionisti, ha evitato il fallimento e sta avviando un faticoso percorso di rilancio anche a favore del territorio”.
“In riferimento alle notizie di stampa relative ad una inchiesta della Procura di Milano, si assicura piena collaborazione con i magistrati e fiducia totale nel loro operato, nella convinzione che si chiarirà presto la mia posizione personale, essendo totalmente estraneo ai fatti ipotizzati” lo afferma Massimo Caputi, azionista di maggioranza di Terme di Chianciano e presidente Federterme.