di Andrea Pagliantini
CASTELNUOVO BERARDENGA. Non si pensi a qualche maniaco con l’impermeabile, che imperversa per le
vie di Castelnuovo nelle ore notturne, o a qualche spirito satirico alla
Pasquino, che appone liriche irriverenti sul potere al glicine della
sbiadita Piazza Marconi o ai colonnini della chiesa (Camera Alta) o
qualche tira-tardi che suona i campanelli alle ore più lupine.
La Torre dell’Orologio può sintonizzare il battito delle 21.30 con
l’entrata in servizio del magnifico esemplare di civetta, che ogni notte
entra in opera (per le prime quattro ore sulla Torre, le successive tre
e mezzo sul comignolo di un edificio di via Fiorita) e allieta – con il
suo canto continuo – i sogni realizzati o rimasti a metà di una camminata nel rinfrescante bosco innevato dell’Amiata, mentre per le finestre aperte dal bollore, il popolo della Berardenga si agita sul sudario del guanciale e tramuta quel “Totto mio” del loquace animale in qualcosa di poco religioso e ripetibile.